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Ill.re Signor cognato, Mi rallegro, che V.S. stia bene, il che raccolgo dalla lettera sua, se pure è di mano propria. Mi rallegro, che V.S. habbia li terreni, che dice, perche io non sapevo, che li havesse. Forse in questi stabili si deve contenere la dote della sua moglie, et con quelli che hanno compro di nuovo con li mille scudi, che ultimamente ho dato alla mia sorella, è verisimile, che possine vivere commodamente.
Onda io resto maravigliato, che il signor Cesare Tarugi mi scriva, che non ha potuto bavere dalla mia sorella li tre scudi di pensione, che gli si devono per la casa ne questo anno,ne il passato. Dica V.S. da parte mia alla sua consorte, che è vergogna grande fare stentare un gentihuomo per tre scudi: et molto piu per sei. Et è ciò non si scusi, mando alla sig.ra Francesca per monacare la figliola, cinquecento scudi, et vene ho aggionti sei, per pagare questo debito, poi che ogni debito, per piccolo che sia, tocca à me à pagarlo; come già ho pagato quello delli Frati de Servi, et ogni altro. Con questo gli prego da Dio ogni bene. Di Roma li 13 di Marzo 1620.
Di V.S.
Cugnato aff.mo
Il Card.le Bellarmino.
Signor Bartoletto Burratti.
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All'ill.re Sig.re Cugnato, il Signor Bartoletto Burratti.
Montepulciano