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era ricorso al Papa per miglior giustitia, e mi concede, che passati i caldi in riguardo della mia debol complessione, e mala habitudine di sanità fossi venuto a dar conto di me,et di questi negotii a S.A. B però scrissi a V . A . in quella lettera, che non è capitata, quest'istesso seguito, e la supplicavo di consiglio (come quelli,che conoscevo per esperienza, quanto pronto sia in favorirmi) se dovevo per quest'offitio subito, o aspettar la temperie dell'aria, a al fine dell'offitio, che doverà essere in breve. Hora mi so chiarito essere stato vero quello,che si diceva: perciò che questa notte è venuta la corte di Fiorenza, e ho carcerato molti per condurli a cotesta volta. La carceratione è stata con tant'impeto, che maggiore non si seria fatto se fosse stato delitto di lesa Maiestà. Il clero si era di maniera messo sossopra, che venne a meza notte a far'impeto a casa mia, et io temendo non senza fondamento di tumulto feci prendere le chiavi del Campanile, acciò non fosse dato di mano alle campane. Fatto il giorno si advisso il Capitolo ove si risolse che con patienza, e modestia si supportasse quest'incommodo e disgusto, acciò S.A. conoscesse la buona, e rimessa voluntà del Capitolo, e non si tralasciasse punto il servitio del culto divino dalli Sacerdoti, ma si seguitasse conforme al solito, è vero però che per esser un Sagrestano andato a Sagramentare ben doi miglia lontano della Città, e l'altro infermo, e travagliato per la carceratione di fabio suo fr.ello, non così subito si apri la sagrestia, ne si disser messe per esser'i Sacerdoti in volta per la carceratione dei loro.
Do conto cosi minuto a V.S. acciò mi favorisca con opportuno consiglio per remediare alle cose mie, et allegerir la pena, che sento, con porgermi quello remedio, che le parerà opportuno, acciò io non habbi a ricevere un titolo d'infamia appresso il mondo d'esser'ingrato e infedele al mio Prencipe, a cui oltre all'obligo di Vassallo, che porto vivamente scolpito nel cuore, ne ho molti accessori, et indelebili di haver desiderato con tanto affetto la grandezza di mio Zio, alla quale io ben so con che maniera habbia cooperato, senza quello che si compiacque dirmi la gloriosa memoria del Gran Ferdinando nostro Sig.re ma non potrà essere già mai, ch'io in ogni tempo non habbia gran sentimento di chi con la sua malignità, e perfidia ha voluto oscurare la purità, e candideza della mia fede, et ha privato me della gratia di S.A. appresso di cui pensavo col tempo poter meritar con servitii quello, che potrò forsi meritare hora con la devotione, e reverenza.
Ne ho dato avviso subito al S.r Card.l per debito di mio officio, dal qual so, che sarà sentito con particolar disgusto d'animo lo sdegno di S.A. et che procurerà la satisfattione di quella in quella miglior maniera, che potrà, perchè so quanto le sia ser.re et che gelosia habbia della sua gratia e con che caldeza mi raccomandò la satisfattione delle cose di cotesta Ser.ma casa che però anch"egli restarà non poco obligato a V.S.di quegli offitii, che si compiacerà fare a favor nostro. Sarò stato più lungo di quello, che ricerca lo scrivere, e la modestia, ma il giusto dolore...mi renderà scusabile etc...
Angelo della Ciaia.