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Molto Ill.re Sig.r Fratello. Ho due lettere vostre. A quella dell'eredità del Salimbeni non ho che dirgli, se non che se li padri della Compagnia vorranno attendere al negozio, mi servirò della lettera.
Quanto all'altra lettera, rimetto a V.S. il comprar o no la casa di m Cosimo, ma con il prezzo giusto. Del comprare stabili, pio pensavo che fosse meglio aver luoghi di monti non vacabili in Roma, che senza fatica e spesa danno sei per cento, che comprare campi, i quali rendano manco e vogliano gran fatica e spesa. Tuttavia in questo mi rimetto alla vostra esperienza. Per questo anno non mi è possibile dare gran quantità di denari, perchè attendo a pagar i debiti, e a Natale saranno pagati tutti; l'agosto che viene potrò darvi un migliaio o due di scudi, e potrete metterli in monti o comprar stabili. In questo mezzo se volete vendere i nove luoghi dei monti che sono in Roma e fanno mille e otto scudi, e comprarne qualche buon campo da grano, me ne contento; ma ben vi consiglio a vender il vostro officio vacabile e metterlo in cosa stabile.
Angelo non sta bene in Roma, e vi fa grossissima spesa, e lo studio di logica non gli è riuscito. Ho scritto che si elegga Napoli o Perugia o Pisa, ma Napoli credo sia meglio perchè è buon aria e i Toscani vi stanno bene ordinariamente, e vi sono buoni lettori di legge, e potrà star in casa di qualche gentiluomo Senese, che in Napoli ve ne sono di buoni e nostri amici, e forse la vicinità nostra e l'occhio dei padri della Compagnia gli farà attender con più diligenza. Gli scrissi l'altro giorno che gli avevo dato duecento scudi d'oro in oro di pensione, i quali erano soverchi per lui solo, e che volevo che ne facesse parte a V.S., perchè, se avesse potuto dar pensioni a V.S. o ai suoi figlioli, non avrei usato con lui tanta liberalità. Mi ha risposto che lo farà
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