Molto ill.re Sig.r Fratello. Mentre andiamo al buio, non si può fare cosa buona. Se V.S. non mi vuol dire chi l'ha informata della casa mia e di che cosa l'ha informata, io non mi risolvo di far niente, perchè dubito che qualche invidioso abbia fatto mal officio, e ho sospetto dell'altro paesano. E però scrissi che quando non avesse avuto i due paesani, le cose mie sariano andate meglio. Al Papa io diedi piena soddisfazione, e non mi accennò pure che facesse mutazione alcuna. Il maestro di casa si è portato finora molto bene, ne mi da ad intendere cosa veruna. I denari passano per due mani, e la cassa non la tiene lui, ma m Alessandro mio caudatario, uomo di molta bontà, e ambedue tengono i loro libri separati, e il maestro di casa non paga se non per man dati, e io ogni mese rivedo i conti. Il chiamare il Gonfaloniero qua e mandar Giuseppe a Roma non è a proposito, perchè il Gonfaloniero è Segretario di monsignor Patriarca Biondo, e non verria a Capua senza grossa previsione, ne Giuseppe anderia volentieri a fare l'agente, ne lo saperia fare.
Ho parlato al Cavaliere e a Giuseppe insieme, e gli ho mostro quanto bene saria per lui e per me che si risolvesse con l'occasione della mala aria di Capua e delle sue malattie ritirarsi a Roma, e il medesimo officio ha fatto con il Cavaliere il maestro di casa; ma Giuseppe non ci può condurre e promette maria et montes. Io non ho bisogno di servitori bassi, perchè per aiutanti di camera ho Artemisio, Agostino e Paulo Antonello, che insieme è guardaroba. Questi tre mi servono alla camera e in tavola e fanno l'ambasciate; ne i gentiluomini qua in Capua s'intrigano in questo, se non quando vengono personaggi grandi. Agostino non è più dispensiere, ne ha che fare con il maestro di casa o con Giuseppe, ne esce mal dall'anticamera attendendo a tener pulite le vesti, le sedie, le stanze e simili cose. Giuseppe ha rinunciato all'officio
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