Page:BLMC 1665 04 28 1060 01-156.pdf/1

From GATE
This page has not been proofread


Eccelentissimo Signore


Quel Dio , il quale per sua mera pietá illuminó il mondo con l'evangelica verità, m'inspiró di venire con questa mia lettera a persuadere V. R. il venire nell'amicitia sua mentre tale fù quando ricevette il Sacro Batesimo, senza il quale nessuno può entrare nel celeste Regno che stà sempre preparato a chi mora in gratia dell'istesso Iddio. E tanto più mi son mosso a scriverle così in fretta per la notitia havuta da Livorno che Lei invió a me una sua lettera, la quale fù recapitata nella detta Città di Livorno, ma credo che sia stata smarita mentre fin'ora alle mie mani non è arrivata.
Dico dunque signore mio, non bisogna pensar alla vita presente che finisce com'un ombra, ma alla futura che è vera et eterna. Un'eternità di bene, ò di male dà da pensar a ciascheduno i fatti suoi, perche quell'immenso gaudio dell'eterna beatitudine e desiderato da tutti ma molti sono inganatti dal nemico del genere humano, che li fà sviare dalla vera via d'essa per tirarli finalmente alle fiame infernali. E per il contrario tutti conoscono quanto è cattiva l'habitation dell'Inferno ma non ogn'un fugge la sua via, mentre senza timor di quel Dio vero Giudice dell'universo, se domani non sarà padrone di quattro palmi di terra. Piacesse a Dio che V. R. considerasse le parole di chi l'ama in Domino senz'interesse alcuno. Che importa a me l'esser ella nell'eterna felicità ò nell'eterna dannatione? se non secondo la Legge della carità, quel bene che voglio per me, lo voglio anche per gl'altri. Ò quanto dispiace a Dio la perdita d'un anima mentre per essa si è fatto huomo, e diede la sua propria vita particolarmente di