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trovavano in Germania all’Imperatore in Vienna, et in Colonia di farli
informare della Verità del fatto, et anco operassero di manificerlo con
dichiarare stampato dall’Heretici falso bugiardo et infame.
Il Cardinale Francesco Barbarino subito che ricevè le lettere del detto P. Protettore della
compagnia ne diede aviso à N.S. Papa Urbano suo Zio, quale ordinò che
ne scrivesse alli due Nuntii à Vienna e Colonia e che facisse sapere
al P. Generale ch’haveva rimediato e diffesa la reputatione e fama della
compagnia in Germania et in Roma. Scrisse dunque il Cardinale Barberino
à Monsignor Ciriaco Rocci Nuntio dell’Imperatore à Vienna ch’era Arcivescovo di
Parrasso, et hora è Cardinale e un'altra lettera à Colonia à Monsignor Pierluigi Caraffa
Vescovo di Tricarico quale Prelato essendo stato Convittore nel seminario
Romano s’accorse molto bene esser calunnie d’Heretici le maligne imposture
contro li Padri della compagnia sapendo benissimo quanto lontani da
ogni brutezza di carnalità per lo spazio di sessanta e più anni havvessero
governato il seminario Romano li Padri della compagnia. Sopra le quali
brutezze di carnalità si ritrovarono molti in Roma non solo Heretici, ma
Catolici tanto le persone mal’affarate, quanto le bene affettionate alla Religione
della Compagnia volsero fare ogni sorte d’Inquisitione per sapere da tutti
quei giovani se vi fosse ombra alcuna di tal Vitio nelli Padri che
governavano il seminario pero ne fecero varie, e diligenti
interrogazioni all’istessi
Giovani sollevati, quali con tutto ch’havessero l’animo molt’alieno dalli Padri
del seminario e potendo liberamente parlarne per haver molti che l’interrogavano facilisse
à credere ogni bugia, et ogni male contro de Padri della Compagnia, non
dimeno sentendosi interrogati in simili materie nefande, chiaramente rispondevano
che tali cose non si potevano imaginare non che bastare la Vita de Padri Gesuiti quali in materia della loro honestà diedero si illustri
nianze che fecero stupire quanti L’interrogavano dicendo sempre à tutti
Certo che questo Vitio ne Padri Gesuiti non si può da noi imaginare nonche
affermare di loro quali sono tanto lontani dal Vitio nefando che ne funno
crudelissime vendette ne Giovani del seminario quando li veggono incorsi in detto Vitio