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vedrassi hoggi Asmodeo, egli stesso, egli stesso del proprio sangue hostile tutto molle e vermiglio à battere, impiagare, uccidere e ferire contro il ciel, contro Iddio, non che à costoro usurpatori infami del Regno di Satan, fulminerò col guardo, gorgoglio porterò nel volto inciso che chi fugge mai, non il viso.
Lucif. Vattene dunque vanne campione e mio fedel ministro e fà ritonro à noi, carico di spolie ne' abandonar l'impresa, finche al fin la conduci, e noi trà tanto alla stanza infernal facciam ritorno.

Asm. Io parto e meco istesso porto l'inferno istesso, mà ecco appunto un mio fedel amico dubbioso move il piè, dubbio il pensiero li circonda la mente, el core l'opprime, hor questo vuò che sia delle mie frodi essequator benegno, la materia io darò, egli la forma per far nobil composto d'inganni e tradimenti accenderogli il core infettarogli il seno di sdegno e di furore di rabbia e di veleno, all'opra, all'opra.

Atto primo scena quarta.
Leontio, Asmodeo che finge pararli all'orecchie


Leontio. Vinse ah vinse pure il mio nemico fiero e riportò vittoria del fier nemico Ahi annuncio infelice, ch'in radoppiati colpi ferendomi l'orecchio, mi passò per le vene et agghi-