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Rome,26 septemb.1620. Bellarmin � Marcel Cervini.

4800

/ Molto Ill/re signor Cugino*, Ringr�tio V.S. della fatiga che si ha preso di rispondere � tutte le parti della mia lettera. La qua le mia lettera era fondata in quella,che mi haveva scritta il signor Francesco Maria, perche parendo piccante assai centra de miei nipoti, jTgiudical bene rispondergli quello,che in contrario dicevano i miei nipoti. Hora io dico, che di qua e di l� ci e stata qualche occasio ne di ritiratezza, et che li miei nipoti non siano andati � visitare la sorella impagliolata, credo,che sia stato, parte perche erano oc cupati nella malattia,et morte del padre; parte che dubitavano di ^?non esser ben visti. Quanto al disgusto, che ha Nicol� con il signor Marcello, io credo, che sia nato, che troppo liberamente il signor Marcello l'habbia ri preso, in presenza d'altri, di cose,che potea dirgli in secreto; et ancora perche l'un'et l'altro hanno qualche emulazione in desidera,^Tre benefitii ecclesiastici, ma � questo ci rimediar� io. Qua si � detto che il signor Marcello tornando � Roma voleva stare fuora di casa mia. Il che io non so sia vero, ma di questo ho scritto � lui stesso il mio parere, il quale V.S. potr� vedere, se il signor Mar cello � cost�, con^ io credo. Quanto alla dote data da me alla mia nipote, qua si � sparsa vo ce, che si sia sparlato di questo assai, et che io habbia promesso al signor Marcello cinquecento scudi di entrata. Hora qua non ci � altro rimedio, che scordarsi di simili parole, le quali saranno usci te piu da volunt�, che da verit�. Il parentado, che mi propose l'il^^Tl/mo Card/le Bevilacqua, non era con la casa de Bevilacqua, perche un suo nipote gi� haveva presa per moglie una figliola di uno di questi signori Romani, ne so che habbia altri parenti da pigliar mo glie: ma era per un a�o amico,molto nobile,et ricco. Hora per finire, io far� ogni diligentia, che li miei nipoti stiano-uniti, come devono, con li suoi figlioli, et li riverischino, come maggiori, non solo di et�, ma di nobilt� et ricchezze: perch�