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Montepulciano,17 mars 1620. Anto�ne Cervini � Bellarmin.
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Ill.mo et R.mo Signor padrone colend.mo <lb/>
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Assicuro V.S. Ill.ma che la venuta di Marcello qua non è proceduta da lui, ma da me che mandai huomo a posta a Ronciglioni per condurlo, et quanto al disgustarmi havendo già saputo le sue disgratie con mio grandissimo dolore, la sua venuta piu mi poteva alleggerire che gravare il dispiacere, come è seguito, che al meno ho questo contento di trovarlo dispostissimo a obbedire non solo a quanto hora V.S. Ill.ma comanda, ma a quello piu ancora che saprà essere di sua sodisfatione, poi che egli non ha giamai preteso altro in ogni sua attione che ben servirla et mostrarsi come obbligato servitore aff.mo alle cose et interessi di V.S. Ill.ma, di modo che piu per indiscreto zelo che per mala intentione disgratiatamente gli può esser accaduto di passare i termini della debita modestia et reverenza che deve e porta à V.S. Ill.ma e pero si è dato grandissimo fastidio di haver fatto et detto cosa che gli sia dispiaciuta mentre ella come benignissima alle molte gratie già fatte li aggionge hora questo altro favore del buono offitio che si è degnata fare per lui col signor Niccolò suo nipote col quale Marcello è stato et sarà sempre pronto giustificarsi che non con mala intentione, ma per ogni buon fine ha proceduto come sa V.S. Ill.ma alla quale mi occorre di re che Marcello non ha colpa di quanto gli tratto dello stato di ca sa mia, perche tutto fece per mio ordine che credevo potere senza sospetto di disgustarla farla da lui informare delle cose mie con più verità che forse altri non ha fatto che agrandirle fuor del dovere, à fine che V.S. Ill.ma sapesse che io non potevo con le mie de boli entrate mantenere questo figliolo à Roma senza molto scomodo della casa et del fratello carico di famiglia et di debiti di circa due mila scudi, et potesse piacendoli degnarsi in occasione di vacanze ricordarsi di lui, et farlo conoscere con servirsene da prelati della corte, et tirarlo inanzi et aprirli la strada di potersi
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duta da lui, ma da me che mandai huomo a posta a Ronoiglioni per condurlo, et quanto al disgustarmi havendo gi� saputo le sue disgra^"tie con mio grandissimo dolore, la sua venuta piu mi poteva allegge rire che gravare il dispiacere, come � seguito, che al meno ho ques to contento di trovarlo dispostissimo a obbedire non solo a quanto hora V.S.Ill/ma comanda, ma a quello piu ancora che sapr� essere di sua sodisfatione, poi che egli non ha giamai preteso altro in ogni /^sua attione che ben servirla et mostrarsi come obbligato servitore aff/mo alle cose et interessi di V.S.Ill/ma, di modo che piu per indiscreto zelo che per mala intentione disgratiatamente gli pu� es ser accaduto di passare i termini della debita modestia et reveren za che deve e porta � V.S.Ill/ma e pero si � dato grandissimo fas^Ttidio di haver fatto et detto cosa che gli sia dispiaciuta mentre ella come benignissima alle molte grafie gi� fatte li aggionge hora questo altro favore del buono offitio che si � degnata fare per lui col signor Niccol� suo nipote col quale Marcello � stato et sar� sem pre pronto giustificarsi che non con mala intentione, ma per ogni ^^buon fine ha proceduto come sa V.S.Ill/ma alla quale mi occorre di re che Marcello non ha colpa di quanto gli tratto dello stato di ca sa mia, perche tutto fece per mio ordine che credevo potere senza sospetto di disgustarla farla da lui informare delle cose mie con pi� verit� che forse altri non ha fatto che agrandirle fuor del do^^^vere, � fine che V.S.Ill/ma sapesse che io non potevo con le mie de boli entrate mantenere questo figliolo � Roma senza molto scomodo della casa et del fratello carico di famiglia et di debiti di circa due mila scudi, et potesse piacendoli degnarsi in occasione di va canze ricordarsi di lui, et farlo conoscere con servirsene da prelaJ ^ t i della corte, et tirarlo inanzi et aprirli la strada di potersi
 
 
 
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Ill.mo et R.mo Signor padrone colend.mo
Assicuro V.S. Ill.ma che la venuta di Marcello qua non è proceduta da lui, ma da me che mandai huomo a posta a Ronciglioni per condurlo, et quanto al disgustarmi havendo già saputo le sue disgratie con mio grandissimo dolore, la sua venuta piu mi poteva alleggerire che gravare il dispiacere, come è seguito, che al meno ho questo contento di trovarlo dispostissimo a obbedire non solo a quanto hora V.S. Ill.ma comanda, ma a quello piu ancora che saprà essere di sua sodisfatione, poi che egli non ha giamai preteso altro in ogni sua attione che ben servirla et mostrarsi come obbligato servitore aff.mo alle cose et interessi di V.S. Ill.ma, di modo che piu per indiscreto zelo che per mala intentione disgratiatamente gli può esser accaduto di passare i termini della debita modestia et reverenza che deve e porta à V.S. Ill.ma e pero si è dato grandissimo fastidio di haver fatto et detto cosa che gli sia dispiaciuta mentre ella come benignissima alle molte gratie già fatte li aggionge hora questo altro favore del buono offitio che si è degnata fare per lui col signor Niccolò suo nipote col quale Marcello è stato et sarà sempre pronto giustificarsi che non con mala intentione, ma per ogni buon fine ha proceduto come sa V.S. Ill.ma alla quale mi occorre di re che Marcello non ha colpa di quanto gli tratto dello stato di ca sa mia, perche tutto fece per mio ordine che credevo potere senza sospetto di disgustarla farla da lui informare delle cose mie con più verità che forse altri non ha fatto che agrandirle fuor del dovere, à fine che V.S. Ill.ma sapesse che io non potevo con le mie de boli entrate mantenere questo figliolo à Roma senza molto scomodo della casa et del fratello carico di famiglia et di debiti di circa due mila scudi, et potesse piacendoli degnarsi in occasione di vacanze ricordarsi di lui, et farlo conoscere con servirsene da prelati della corte, et tirarlo inanzi et aprirli la strada di potersi
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