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Montepulciano? d�but 1620? Antoine Cervini � Bellarmin.
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Ill.mo et R.mo Sig.re padrone colend.mo<lb/>
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Fra le altre cause che mi mossero a chiamare al Vivo Marcello
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mio figliolo questo settembre passato, una delle maggiori fù per in tendere da lui la causa che moveva il Sig.or Niccolò nipote di V.S. Ill.ma et alcuni altri de suol principali servitori a portarli cosi poco affetto, si come per piu nè havevo inteso seguire con molto mio dispiacere, ma poi che havendolo io a lungo diligentemente examinato non trovai in lui colpa veruna di questo disordine, dubbitai che potesse procedere da mali offitii di persone che sotto colore di amicitia ingerendosi troppo fra loro partorissero cosi male sodisfationi, et ricordandomi del detto evangelico, cioè inimicos hominis esse domesticos ejus, gli comandai espressamente che desse al Sig.r Niccolo ogni possibile sodisfatione et fugisse la pratica di alcune al tre persone, et particularmente otiose, e attendesse a bene servire V.S. Ill.ma et alli suoi studii, che cosi speravo potersi mantenere in gratia di V.S. Ill.ma et grato servitore alli Sig.ri suoi nipoti, et con questo mi quietai. Ma adesso quando manco me lo aspettavo, intendo che si bisbiglia di nuovo rumore con occasione d'un tale che qua ha rimenato di Roma alcuni cavalli di vettura, quali, secondo mi è detto, Marcello haveva fermati dando l'arra per venir se ne con es si qua, di che non havendo potuto saper altro dal detto ne meno da Marcello avviso alcuno di tale sua deliberatione maggiormente ho sospettato di qualche novità, et per quello sarei venuto a Roma sen za riguardo della fredda stagione et della mia già grave età, per potere bisognando provedere a quanto fusse espediente et maggiore servitio et sodisfattione di V.S. Ill.ma et
  
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Mss. Cervini 54 fol.123. copie incompl. cf. lettre du 14 sept.1619.
 
 
 
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Ill.mo et R.mo Sig.re padrone colend.mo
Fra le altre cause che mi mossero a chiamare al Vivo Marcello mio figliolo questo settembre passato, una delle maggiori fù per in tendere da lui la causa che moveva il Sig.or Niccolò nipote di V.S. Ill.ma et alcuni altri de suol principali servitori a portarli cosi poco affetto, si come per piu nè havevo inteso seguire con molto mio dispiacere, ma poi che havendolo io a lungo diligentemente examinato non trovai in lui colpa veruna di questo disordine, dubbitai che potesse procedere da mali offitii di persone che sotto colore di amicitia ingerendosi troppo fra loro partorissero cosi male sodisfationi, et ricordandomi del detto evangelico, cioè inimicos hominis esse domesticos ejus, gli comandai espressamente che desse al Sig.r Niccolo ogni possibile sodisfatione et fugisse la pratica di alcune al tre persone, et particularmente otiose, e attendesse a bene servire V.S. Ill.ma et alli suoi studii, che cosi speravo potersi mantenere in gratia di V.S. Ill.ma et grato servitore alli Sig.ri suoi nipoti, et con questo mi quietai. Ma adesso quando manco me lo aspettavo, intendo che si bisbiglia di nuovo rumore con occasione d'un tale che qua ha rimenato di Roma alcuni cavalli di vettura, quali, secondo mi è detto, Marcello haveva fermati dando l'arra per venir se ne con es si qua, di che non havendo potuto saper altro dal detto ne meno da Marcello avviso alcuno di tale sua deliberatione maggiormente ho sospettato di qualche novità, et per quello sarei venuto a Roma sen za riguardo della fredda stagione et della mia già grave età, per potere bisognando provedere a quanto fusse espediente et maggiore servitio et sodisfattione di V.S. Ill.ma et