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Rome,15 mai 1618. Bellarmin eu Nonce da Madrid,archev.de Cap.^503
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Tengo la lettera di V.S. Ill.ma dalli dieci del passato, et per risposta gli dico, che vorrei,che lei potesse fare un miraco lo che fece una volta santo Ambrosio, et un'altra volta santo Antonio di Padova, che è di ritrovarsi in due luoghi insieme, et così stando in Capua non lasciasse di ritrovarsi alla Corte del Re Catholico, et stando alla Corte in Spagna, potesse esser presente à Capua in Italia, perchè allora si chiarirebbe di molte cose, che hora non può sapere. E' vero, che il Coadjutore del Decano trovandosi in Roma ha intentato nella Congregazione de'Riti qualche cosa contra l'opinione di altri Canonici, et ancora è vero, che il Canonico Garigliano è venuto à Roma à procurare che il Ceremoniale Romano si osservi puntualmente, ancora che sia contra li Riti approdati da V.S. Ill.ma nelle sue constitutioni. Per esempio, quando io feci portare il choro nella tribuna, et si messe la sedia canonicale dell'Arcivescovo nel primo luogo dalla parte destra, et la sedia del Decano nel primo luogo dalla parte sinistra, perche non si poteva mettere il celebrante, secondo il Ceremoniale, nel primo stallo del choro senza occupare la sedia dell'Arcivescovo: si risolve che la sedia del celebrante fusse portatile, et si mettesse sempre fuora delli stalli, alla destra della sedia del Decano, perchè così sempre era il celebrante nel primo luogo del choro, precedendo al Decano, che è la prima dignità, et così si veniva ad osservare il ceremoniale, quanto alla sostanza, se bene non quanto al modo. Et se bene V.S. Ill.ma nelle sue constitutioni haveva seguitato il rito da me introdotto: nondimeno i canonici hanno mutato questo rito, per far dispiacere al Decano, et suo coadjutore, et hanno voluto ohe il celebrante segga nella sedia del Decano; et così li primi, che hanno alterato et mutato il rito approvato nella constitutione di V.S. Ill.ma, sono stati li nemici del Decano. Et se bene io sono il ponente di queste
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Ill.mo et R.mo Monsignore,
Tengo la lettera di V.S. Ill.ma dalli dieci del passato, et per risposta gli dico, che vorrei,che lei potesse fare un miraco lo che fece una volta santo Ambrosio, et un'altra volta santo Antonio di Padova, che è di ritrovarsi in due luoghi insieme, et così stando in Capua non lasciasse di ritrovarsi alla Corte del Re Catholico, et stando alla Corte in Spagna, potesse esser presente à Capua in Italia, perchè allora si chiarirebbe di molte cose, che hora non può sapere. E' vero, che il Coadjutore del Decano trovandosi in Roma ha intentato nella Congregazione de'Riti qualche cosa contra l'opinione di altri Canonici, et ancora è vero, che il Canonico Garigliano è venuto à Roma à procurare che il Ceremoniale Romano si osservi puntualmente, ancora che sia contra li Riti approdati da V.S. Ill.ma nelle sue constitutioni. Per esempio, quando io feci portare il choro nella tribuna, et si messe la sedia canonicale dell'Arcivescovo nel primo luogo dalla parte destra, et la sedia del Decano nel primo luogo dalla parte sinistra, perche non si poteva mettere il celebrante, secondo il Ceremoniale, nel primo stallo del choro senza occupare la sedia dell'Arcivescovo: si risolve che la sedia del celebrante fusse portatile, et si mettesse sempre fuora delli stalli, alla destra della sedia del Decano, perchè così sempre era il celebrante nel primo luogo del choro, precedendo al Decano, che è la prima dignità, et così si veniva ad osservare il ceremoniale, quanto alla sostanza, se bene non quanto al modo. Et se bene V.S. Ill.ma nelle sue constitutioni haveva seguitato il rito da me introdotto: nondimeno i canonici hanno mutato questo rito, per far dispiacere al Decano, et suo coadjutore, et hanno voluto ohe il celebrante segga nella sedia del Decano; et così li primi, che hanno alterato et mutato il rito approvato nella constitutione di V.S. Ill.ma, sono stati li nemici del Decano. Et se bene io sono il ponente di queste
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