Page:EBC 1615 06 22 1586.pdf/2

From GATE
Revision as of 00:22, 30 January 2019 by Ajay Nelson Dsilva (talk | contribs)
This page has not been proofread

da una volta all'altra. Tuttavia, dove si tratta dell'offesa del Signore Dio, non voglio operare senza consiglio di persona dottissima e pratichissima.
Si compaccia dunque S.S.Ill/ma et R/ma per Charità farmi havere si desiderata risolutione in faro conscientiae. Et io,povera creatura, non potendo esserli grato in altro, almeno nelle mie fredde orationi, pregaro il Signore per S.S.Ill/ma, à quale per fine baccio la fimbria delle sacre vesti.
Di Bergamo, il 22 giugno,1615.
Di V.S.Ill/ma et rev/ma
Indegno servo
Frate Alberto da Bergamo indegno sacerdote capucc/o.

Si risponda che la licenza si parlar alle monache è riservata hora al Sommo Pontefice et si dà con molte limitationi, di non parlare se non li tal giorno et la tal'hora, alla tale sola et con l'assistenza di tali persone. Onde io vedendo il gran conto che si fa di questa prohibitione di parlare à monache, stimo che sia cosa grave et obligatoria à peccato mortale in tutti tre li casi Proposti. Et quando ancora questo non fusse certo, deve ogn'uno in dubio astenersene per non si metter à periculo di peccato mortale: perche,come lei sà, è peccato mortale fare una cosa della quale si dubita che sia peccato mortale, come si può veder ne'casisti,verbo "Dubium", alli quali mi rimetto.
(adresse): All'Ill/mo et R/mo S/re il S/re Cardinale Bellarminio +Roma ( Cachet)