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Sig.r Mellini, e li raccomando tanto le lettere di lui quanto le mie; per il che, se li parerà bene, si degnarà informarne similmente il detto Ill.mo. Per un'segno dell'ingegno di lui, li mando gl'alligati versi, già da lui fatti in lode di Sua Santità, così com'egli li scrisse una volta di sua mano, et io lo portai a casa mia; che, s'egli havesse saputo a tempo ch'io li dovessi mandare, forsi me li havrebbe dati di nuovo in altra forma.<lb/>
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Molto Rev.do Signore, quanto V.S. mi haveva riscaldato all'amore del curato di Tirano con il principio della sua lettera, tanto mi ha raffreddato con il fine et con mandarmi i versi di lui; perche, se io non ho tempo di leggere una compositione così capricciosa et vana, non so come esso habbia hauto tempo di farlo, dovendo attendere del continuo à governare tante anime et difenderle dall'inganno degl'heretici. Se al manco quelli versi fussero hinni sacri atti ad accendere 1'anime all'amor di Dio, saria il tempo et la fatiga non del tutto persa. Io darò li versi al Sig.r Cardinal Millino et gli raccomandarò la povertà di cotesto curato, et, se esso vorrà mostrare li versi al Papa, lo potrà fare, perche io, come non li ho letti, non ardisco presentarli a Sua Santità. Con questo etc.<lb/>
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la fatiga non del tutto persa. Io dar� li versi al Sig/r Cardinal
 
 
 
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non l� ho letti, non ardisco presentarli Sua Santit�. Con questo
 
 
 
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Al mobto R/do Signore il Sig/or Giovan Pietro Stup ano Arcipre-
 
 
 
te d� Mazzo.
 
 
 
Arch.Vat�c.Gesuit.17 fo.166-167^ Lettre orig. (adr.: All'Ill/mo e R/mo Sig/r il Sig/r Cardinale Bellarmino Prone Col/mo.RomaJ Brouillon
 
autogr.de B.
 
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Sig.r Mellini, e li raccomando tanto le lettere di lui quanto le mie; per il che, se li parerà bene, si degnarà informarne similmente il detto Ill.mo. Per un'segno dell'ingegno di lui, li mando gl'alligati versi, già da lui fatti in lode di Sua Santità, così com'egli li scrisse una volta di sua mano, et io lo portai a casa mia; che, s'egli havesse saputo a tempo ch'io li dovessi mandare, forsi me li havrebbe dati di nuovo in altra forma.
Priegola con ogni humiltà mi perdoni di tante molestie; faccioli humilmente riverenza.
Da Mazzo alli 22 Settembre 1614.
Di V.S. Ill.ma et Rev.ma
Humiliss.o e divotiss.o servitore
Giovan Pietro Stupano Arciprete di Mazzo.
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Address (on fol. 175v):
(All'Ill.mo e R.mo Sig.r il Sig.r Cardinale Bellarmino Prone Col.mo. Roma)
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Autograph draft response (on fol. 175v):
Risposta. Molto Rev.do Signore, quanto V.S. mi haveva riscaldato all'amore del curato di Tirano con il principio della sua lettera, tanto mi ha raffreddato con il fine et con mandarmi i versi di lui; perche, se io non ho tempo di leggere una compositione così capricciosa et vana, non so come esso habbia hauto tempo di farlo, dovendo attendere del continuo à governare tante anime et difenderle dall'inganno degl'heretici. Se al manco quelli versi fussero hinni sacri atti ad accendere 1'anime all'amor di Dio, saria il tempo et la fatiga non del tutto persa. Io darò li versi al Sig.r Cardinal Millino et gli raccomandarò la povertà di cotesto curato, et, se esso vorrà mostrare li versi al Papa, lo potrà fare, perche io, come non li ho letti, non ardisco presentarli a Sua Santità. Con questo etc.
La sopra scritta =

Al molto R.do Signore il Sig.or Giovan Pietro Stupano[1], Arciprete di Mazzo.

  1. Teologo milanese del XVI secolo. Fu uno dei primi Oblati di Sant'Ambrogio, arciprete di Mazzo di Valtellina e, dopo il 1580, nominato vicario della Valle Mesolcina da S. Carlo Borromeo.