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Illustrissimo, e Reverendissimo Signor mio Osservandissimo.
Se Io non ricorressi à V. S. Illustrissima, quando posso ricevere l'onore delle sue grazie, mostrerei ò di non conoscere quello, che ella possi, ò di non stimare la benignità, che ella suole partecipar meco. Visitanto Io in questo tempo la mia Diocesi[1], hò trovato nei confini alcuni parochi eretici miei sudditi, i quali non solo sono fuori d'ogni speranza di salute, quanto alle persone loro; ma periculosi, e dannevoli, quanto à gli altri; poiche mi vanno anche infettando pian piano anche molte altre terre, e ville vicine, senza che Io me ne possi riparare. E non volendo, per quanto sarà in me, tolerare questi disordini, vengo à V. S. Illustrissima, acciò mi favorischi di somministrarmi rimedio con la sua prudenza, la quale desiderarei, che mirasse à maniera destra, acciocche l'assetto, che si deve dare non porti seco turbolenze, e tumulti; ma in modo però, che Io possi anche vivere sicuro nella coscienza; il che non so, se possi essere, lasciando, che cosi si camini. E però certo, che non posso tentare di usare forza, nè contro i parochi, nè contro gli altri sudditi, se non con certezza di venire alle mani, et à pericolosa battaglia con i Principi eretici, che confinano, la qual cosa, per la condizione di questi tempi, saria con troppo danno di questa Chiesa; ma pure Io vorrei in ogni modo provvedere à quelle pecorelle sedotte. Supplico V. S. Illustrissima di consiglio, et à scusare volentieri questa briga, poichè è totalmente drizzata al servigio di Dio, e della Chiesa Cattolica, e di più à riconoscere me per suo vero servitore col comandarmi. Con che facendo à V. S. Illustrissima umilissima riverenza, le prego insieme dal Signor'Iddio ogni maggior dono di prosperità. Di Weismain li 3 Settembre 1614.
Di V. S. Illustrissima, e Reverendissima
Umilissimo, e Divotissimo Servitore
J. Godefridus Episcopus Bambergensis[2].

  1. Si tratta della diocesi di Bamberga.
  2. Johann Gottfried von Aschausen