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Molto Ill.re Sig.or Cugino, Io dissi al sig.or Marcello confidentemente fra me, et lui, che nella questione di quel conto di 400 scudi, mi pareva che in rigore juris, V. S. havesse ragione, perche la parte contraria non può provar niente: ma che per equità, et per buone conietture si potria credere, che havesse ragione il sig.or Alessandro: Udito questo il sig.or Marcello entrò in sospetto, che io tenesse per la parte del sig.or Alessandro, et che i Padri Giesuiti me l'havessero persuaso. Ma è certo che in questo fu troppo presto à sospettare; poichè molte volte ho detto apertamente al sig.or Alessandro, che esso haveva il torto in non volere confessare di haver quella quitanza: et nondimeno esso sig.or Alessandro non entrò in sospetto, che io tenesse per 1a parte del sig.or Marcello. Ne li Padri Gesuiti mi hanno mai parlato à favore del sig.or Alessandro. Io assolutamente ho piu inclinatione à V. S. et alli suoi figlioli, che alli loro cugini: ma in materia di giustizia, non guarguardarsi in faccia à nessuno, che cosi vole la ragione,et la legge di Dio.
Quanto all'accordo, farò quello che potrò per accordarli quietamente, ma quando la cosa andasse in lungo, non pretendo impedire, che l'una parte,et l'altra non possa seguitare la sua causa in giuditio. Però quando è il tempo commodo di andar à Fiorenza,[1] V. S. vada pure, se l'accordo non sarà seguito. Con questo saluto V. S. con tutta la casa sua. Di Roma li 12 d'Aprile 1614.
Di V. S. m.to Ill.re
Cugino aff.mo per servirla

Il Card. Bellarmino.

  1. Florence