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17 janv.16l4. Bell.� sa ni�ce (contin.)
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nessuna con lui, anzi con la sua humiltà e modestia lo guadagnò a Dio. E quando le altre donne sue vicine si lamentavano con lei di essere state battute da'mariti, lei diceva che se lo meritavano, avendo voluto competere con li padroni, et aggiogneva che dovevano pensare che l'istrumento del matrimonio era un'istrumento di vendita, nel quale erano vendute per schiave, e come tali dovevano essere umili et obedienti; e sebbene i mariti non doveriano tener le mogli per serve, ma per compagne, nondimeno giova alle mogli tenere i mariti per padroni. Il quinto è, che la donna talmente ami il suo marito e si contenti di lui come se non ci fusse nel mondo alti'huomo, e così il marito ami la sua consorte come se non fusse nel mondo nessun'altra donna. E di questo documento abbiamo un grande esempio nel re catholico, che oggi vive, il quale, quando vedeva qualch'uno de suoi baroni che mirava alle fenestre, lo riprendeva dicendo: a noi non è lecito mirare altra donna che la nostra. Il sesto è che, se bene si pensano le donne che vanno à marito, che sia lecito essere più libere in parlare, ridere, giocare, andare alle fenestre e festini e perdere il tempo, nondimeno il contrario
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è vero, cioè che sono obligate a maggiore gravità e modestia e verecundia e taciturnità, per non dare a'mariti un minimo segno di leggierezza, e sono anco più obligate a fuggire l'otio in servitio del la casa. A tutte queste cose giova, anzi è necessario procurare con ogni studio la devotione verso Dio benedetto, con fare spesso oratione con molto affetto, et al meno due volte il giorno, la mattina e la sera, e confessarsi ogni otto giorni, e communicarsi almeno le solennità principali. Dove anco mi occorre avvisarvi che, quando vi confessate, vi spediate presto e non trattiate con il confessore altri negotii che della medicina della'anima vostra, e crediate a me che ho grande esperienza avendo governato religiosi e seculari e
 
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(contin.)
nessuna con lui, anzi con la sua humiltà e modestia lo guadagnò a Dio. E quando le altre donne sue vicine si lamentavano con lei di essere state battute da'mariti, lei diceva che se lo meritavano, avendo voluto competere con li padroni, et aggiogneva che dovevano pensare che l'istrumento del matrimonio era un'istrumento di vendita, nel quale erano vendute per schiave, e come tali dovevano essere umili et obedienti; e sebbene i mariti non doveriano tener le mogli per serve, ma per compagne, nondimeno giova alle mogli tenere i mariti per padroni. Il quinto è, che la donna talmente ami il suo marito e si contenti di lui come se non ci fusse nel mondo alti'huomo, e così il marito ami la sua consorte come se non fusse nel mondo nessun'altra donna. E di questo documento abbiamo un grande esempio nel re catholico, che oggi vive, il quale, quando vedeva qualch'uno de suoi baroni che mirava alle fenestre, lo riprendeva dicendo: a noi non è lecito mirare altra donna che la nostra. Il sesto è che, se bene si pensano le donne che vanno à marito, che sia lecito essere più libere in parlare, ridere, giocare, andare alle fenestre e festini e perdere il tempo, nondimeno il contrario è vero, cioè che sono obligate a maggiore gravità e modestia e verecundia e taciturnità, per non dare a'mariti un minimo segno di leggierezza, e sono anco più obligate a fuggire l'otio in servitio del la casa. A tutte queste cose giova, anzi è necessario procurare con ogni studio la devotione verso Dio benedetto, con fare spesso oratione con molto affetto, et al meno due volte il giorno, la mattina e la sera, e confessarsi ogni otto giorni, e communicarsi almeno le solennità principali. Dove anco mi occorre avvisarvi che, quando vi confessate, vi spediate presto e non trattiate con il confessore altri negotii che della medicina della'anima vostra, e crediate a me che ho grande esperienza avendo governato religiosi e seculari e
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