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Rome,14 octob.1613. Bellarmin en r�ponse au prov�ncial dea Cap^ 26 de T�rol et de Bavi�re.
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Al Provinciale de Capuccini nel Tirol et Baviera.<br />
 
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Molto Rev<sup>do</sup> Padre,<br />
Al Provinciale de Capuccini nel Tirol et Baviera.
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Ho ricevuto lo scritto di Vra Paternità, et l'ho fatto vedere, et considerare da due Assistenti del Generale, et Theologi. Hanno risposto, che in alcuni di questi luoghi notati, si trova che S<sup>to</sup> Bonaventura dice espressamente, come cita il Pre Vasquez, in altro se non lo dice espressamente, si può facilmente intendere che cosi senta, et la materia è di poco momento, ne si attribuisce al Santo Dottore errore alcuno. Per questo concludono, che non gli pare, che la Compagnia debbia farci altro. Ma se la Paternitàa Vostra, ò altri vorrò, scrivendoquealche opera, notare queste cose, et reprendere il P. Vasquez, non l'haveranno à male. visto ancor'io questo scritto, et credo che la opinione attributa à Santo Bonaventura de existentia Dei extra mundum sia versissima; et che non ci è questione se non de nomine. Et di più che la sentenza attribuita al medesimo de promissione et pacto in ratione meriti, sia similmente verissima, ne sò come si possa negare, essendo nella Scrittura, nel Concilio di Trento, et nei santi Padri, come io mostrato nel quinto libro de Justificatione cap. 14. et anco si trova nelle parole che cita V.P<sup>tà</sup> che sono queste, Dicendum, quod etsi non possit Deus nobis obligari in ratione dati, et accepti, sicut etiam ostendit ratio ultima: obligari tamen dicitur quodammodo ex sua mera benignitate, qua voluit promittere se ipsum diligentibus se. Et infra meminit divinae pactionis, et loquitur ex mente propria. In somma non mi pare, che questo negotio sia di tanta importanza, che habbia da dare fastidio alla religione di V.P<sup>tà</sup> ò alla nostra, poiche ancorche tutto quello che dice V. P<sup>tà</sup> fosse vero, non è gran cosa, che un'autore, che hà scritto assai, in cinque ò sei cose, non habbia allegato bene un'altro autore, massime non vi si vedendo malignità. Non rimando lo scritto, perche non dove V.P<sup>tà</sup> voglia che lo mandi, ma lo conservarò finche io sappia la voluntà sua; et mi raccomando alle sue orationi. <br />
 
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Di Roma li 14 d'Ottobre 1613.
Molto Rev/do Padre, Ho ricevuto lo scritto di Vra Paternit�, et l'ho fatto vedere,et
 
 
 
considerare da due Assistenti del Generale,et Theologi. Hanno ris-
 
 
 
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lo dice espressamente,si pu� facilmente intendere che cosi senta,et
 
 
 
la materia di poco momento, ne si attribuisce al Santo Dottore er
 
 
 
rore alcuno. Per questo concludono,che non gli pare, che la Compag-
 
 
 
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che io sappia la volunt� sua; et mi raccomando alle sue orationi.
 

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Al Provinciale de Capuccini nel Tirol et Baviera.
Molto Revdo Padre,
Ho ricevuto lo scritto di Vra Paternità, et l'ho fatto vedere, et considerare da due Assistenti del Generale, et Theologi. Hanno risposto, che in alcuni di questi luoghi notati, si trova che Sto Bonaventura dice espressamente, come cita il Pre Vasquez, in altro se non lo dice espressamente, si può facilmente intendere che cosi senta, et la materia è di poco momento, ne si attribuisce al Santo Dottore errore alcuno. Per questo concludono, che non gli pare, che la Compagnia debbia farci altro. Ma se la Paternitàa Vostra, ò altri vorrò, scrivendoquealche opera, notare queste cose, et reprendere il P. Vasquez, non l'haveranno à male. Hò visto ancor'io questo scritto, et credo che la opinione attributa à Santo Bonaventura de existentia Dei extra mundum sia versissima; et che non ci è questione se non de nomine. Et di più che la sentenza attribuita al medesimo de promissione et pacto in ratione meriti, sia similmente verissima, ne sò come si possa negare, essendo nella Scrittura, nel Concilio di Trento, et nei santi Padri, come io hò mostrato nel quinto libro de Justificatione cap. 14. et anco si trova nelle parole che cita V.P che sono queste, Dicendum, quod etsi non possit Deus nobis obligari in ratione dati, et accepti, sicut etiam ostendit ratio ultima: obligari tamen dicitur quodammodo ex sua mera benignitate, qua voluit promittere se ipsum diligentibus se. Et infra meminit divinae pactionis, et loquitur ex mente propria. In somma non mi pare, che questo negotio sia di tanta importanza, che habbia da dare fastidio alla religione di V.P ò alla nostra, poiche ancorche tutto quello che dice V. P fosse vero, non è gran cosa, che un'autore, che hà scritto assai, in cinque ò sei cose, non habbia allegato bene un'altro autore, massime non vi si vedendo malignità. Non rimando lo scritto, perche non sò dove V.P voglia che lo mandi, ma lo conservarò finche io sappia la voluntà sua; et mi raccomando alle sue orationi.
Di Roma li 14 d'Ottobre 1613.