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Rome,16 sept.l6l3. Bellarmin fra Eliseo da Bergamo Cap. .^613
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Rome,16 sept.l6l3. Bellarmin à fra Eliseo da Bergamo Cap. .^613
/ Molto R/do Padre. Ho visto quanto mi scrive V/a Rev/za et se condo il mio poco giuditio non bene cos� spesso usare le 40 bore con la cerimonia di mostrare il santissimo Sacramento, solendosi questo fare in casi gravi solamente. Ma quanto al rito di mostrar'
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Molto R.<sup>do</sup> Padre. Ho visto quanto mi scrive V.<sup>a</sup> Rev.<sup>za</sup> et se condo il mio poco giuditio non è bene così spesso usare le 40 hore con la cerimonia di mostrare il santissimo Sacramento, solendosi questo fare in casi gravi solamente. Ma quanto al rito di mostrar'il Santissimo Sacramento et incensarlo et dire hinni consueti nella chiesa et orationi solite et dar la benedittione, non ci so vedere abuso veruno, essendo tutte queste cose solite nella Santa Chiesa et in presenza de Vescovi et del Sommo Pontefice. Anzi quella propositione ò conclusione di Vra Rvza "Ergo quod non est sancitum vel praeceptum ingratum est Beo" non è sicura; perche di qui seguitaria che non piacesse à Dio osservare i consigli evangelici,et similmen te che le opere di soprerogatione fussero ingrate à Dio. Et sappia Vra Rza che è sentenza de moderni heretici che non piaccia à Dio se non quello che è comandato da Dio. Ne osta l'essempio di Nadab et Abiu et le parole del Levitico che lei allega, perche Nadab et Abiu non usavano il rito solito,ma adulterato, che però si domanda oblatio ignis alieni; et quelle parole "Quod praeceptum non erat eis" significano che Nadab et Abiu non osservarono intieramente il com mandamento del modo di offerir l'incenso; come quando dice Mosè, al 4 capitolo del Deuteronomio: "Non addetis ad verbum quod ego loquor, nec auferetis ex eo" (qual luogo citano spesso gl'heretici) non sig nifica che non si possa far di più di quello che è commandato, ma che non si guasti il commandamento, facendo altrimente di quello che Dio commanda; come quando dice San Paulo ad Galat.pr°: "Si angelus de celo evangelizaverit praeter quod evangelizatum est, anathema s sit", non prohibisce che non si predichino più dogmi di quelli che esso haveva predicato, ma che non si predichino dogmi contrarii et repugnanti alli dogmi già predicati. La Rev<sup>.a</sup> Vra pigli in buona parte questa mia risposta et preghi Dio per me. / di Roma,li 16 di Settembre 1613. / Di Vra Rev.<sup>za</sup> come fratello / il Cardinal Bellarmino.
3*il Santissimo Sacramento et incensarlo et dire hinni consueti nella chiesa et orationi solite et dar la benedittione, non ci so vedere abuso veruno, essendo tutte queste cose solite nella Santa Chiesa et in presenza de Vescovi et del Sommo Pontefice. Anzi quella propositione conclusione di Vra Rvza "Ergo quod non est sancitum vel praeceptum ingratum est Beo" non sicura; perche di qui seguitaria che non piacesse Dio osservare i consigli evangelici,et similmen te che le opere di soprerogatione fussero ingrate Dio. Et sappia Vra Rza che sentenza de moderni heretici che non piaccia Dio se non quello che comandato da Dio. Ne osta l'essempio di Nadab et
 
/^^Abiu et le parole del Levitico che lei allega, perche Nadab et Abiu non usavano il rito solito,ma adulterato, che per� si domanda oblatio ignis alieni; et quelle parole "Quod praeceptum non erat eis" significano che Nadab et Abiu non osservarono intieramente il com mandamento del modo di offerir l'incenso; come quando dice Mos�, al 4 capitolo del Deuteronomio: "Non addetis ad verbum quod ego loquor, nec auferetis ex eo" (qual luogo citano spesso gl'heretici) non sig nifica che non si possa far di pi� di quello che commandato, ma che non si guasti il commandamento, facendo altrimente di quello che Dio commanda; come quando dice San Paulo ad Galat.pr": "Si angelus
 
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Arch.Vatic.Gesuiti 17 fo.300-301. Brouillon autogr.(r�p.� let.31 aoub
 
Arch.Vatic.Gesuiti 17 fo.300-301. Brouillon autogr.(r�p.� let.31 aoub

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Rome,16 sept.l6l3. Bellarmin à fra Eliseo da Bergamo Cap. .^613

Molto R.do Padre. Ho visto quanto mi scrive V.a Rev.za et se condo il mio poco giuditio non è bene così spesso usare le 40 hore con la cerimonia di mostrare il santissimo Sacramento, solendosi questo fare in casi gravi solamente. Ma quanto al rito di mostrar'il Santissimo Sacramento et incensarlo et dire hinni consueti nella chiesa et orationi solite et dar la benedittione, non ci so vedere abuso veruno, essendo tutte queste cose solite nella Santa Chiesa et in presenza de Vescovi et del Sommo Pontefice. Anzi quella propositione ò conclusione di Vra Rvza "Ergo quod non est sancitum vel praeceptum ingratum est Beo" non è sicura; perche di qui seguitaria che non piacesse à Dio osservare i consigli evangelici,et similmen te che le opere di soprerogatione fussero ingrate à Dio. Et sappia Vra Rza che è sentenza de moderni heretici che non piaccia à Dio se non quello che è comandato da Dio. Ne osta l'essempio di Nadab et Abiu et le parole del Levitico che lei allega, perche Nadab et Abiu non usavano il rito solito,ma adulterato, che però si domanda oblatio ignis alieni; et quelle parole "Quod praeceptum non erat eis" significano che Nadab et Abiu non osservarono intieramente il com mandamento del modo di offerir l'incenso; come quando dice Mosè, al 4 capitolo del Deuteronomio: "Non addetis ad verbum quod ego loquor, nec auferetis ex eo" (qual luogo citano spesso gl'heretici) non sig nifica che non si possa far di più di quello che è commandato, ma che non si guasti il commandamento, facendo altrimente di quello che Dio commanda; come quando dice San Paulo ad Galat.pr°: "Si angelus de celo evangelizaverit praeter quod evangelizatum est, anathema s sit", non prohibisce che non si predichino più dogmi di quelli che esso haveva predicato, ma che non si predichino dogmi contrarii et repugnanti alli dogmi già predicati. La Rev.a Vra pigli in buona parte questa mia risposta et preghi Dio per me. / di Roma,li 16 di Settembre 1613. / Di Vra Rev.za come fratello / il Cardinal Bellarmino.

Arch.Vatic.Gesuiti 17 fo.300-301. Brouillon autogr.(r�p.� let.31 aoub