Rome,3 ao�t 1611.
Bellarmin � Ant.Cervini.
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/ Molto 111^^ Sig�^ cugino. L'oratione del Sig^^ Marcello � comparsa un giorno doppo la partenza del Sig.or card.Farnese da Ro ma per Caprarola. V.S. mi avi8i,se vole, che io aspetti il ritorno suo, ohe sar� al principio di Novembre,� pure che la mandi con una mia lettera � Caprarola,� dove sar�. Ma se per sorte tornasse fra pochi giorni, non mancar� di fare l'offitio compitamente. Et gli dico, che l'e^pistola dedicatoria mi � piaciuta assai, e tanto,che ho hauto suspetto, che non sia del tutto opera del signor Marcello. Con questo ordinario ricordo di nuovo al F.Rettore del colle/ ^ g i o di Montepulciano, che scriva a V.S. in mandargli li padri,che lei desidera. Ho considerato le scritture che V.S.mi ha mandate, et le ho fatte considerare da tre altri dotti,et pratici, che ho in casa; et siamo d'accordo, che il Pievano habbia il torto,et che per un bove /^"s'intenda un bove aratorio, et non altri bovi, che servano ad alt ro,che ad arare, et pare assai grande contributione, ohe chi nell' agricultura mette un bove solo, paghi alla ricolta un staro di gra no. Bongo saria scrivere le ragioni, ma la principale � l'usanza; et che questo carico si mette solo alli agricultori, ohe adoperano li bovi per arare, altrimenti haveria potuto chi mette questa gra vezza,nominare qualche altro animale; tuttavia ci rimettiamo � mi glior giuditio. Et con questo prego da Dio � lei,et � tutta la fameglia ogni contento. Di Roma li 3 d'Agosto 1611. Di V.S. m^� ill^^ cugino affmo per servirla Il Card.Bellarmino.
Mss.Cervini 53 fol.53. Autogr.