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Illustre, e Molto Reverendo signore come fratello. Dice l'Apostolo: Seniorem ne increpaveris, sed observa ut patrem.[1] Per questo avendo inteso, che V.S. in una disputa con Ms. Cesare Bracci, e Ms.Ruggiero Maccarini abbia prorotto in parole poco convenienti, mi è parso necessario per la cura, che tengo, metter gli avanti gli occhi la gravità delle parole, e pregarla a moderarsi per l'avvenire. A Ms. Ruggiero intendo, che V.S. disse, che era un grande ignorante, et a Ms. Cesare, che non intendeva che cosa volesse dire juspatronato, che in jure non sapeva leggere, e che era dottore solo di privilegio, e che poi in progresso di parlare gli dicesse, bisognarà che tu ci stia, o crepi. Queste parole sono ingiuriose molto, e di cimili parole dice il nostro Signore, qui dixerit fratri suo fatue, reus erit gehenna ignis. Veda dunque V.S., quanto importi lasciarsi trasportare dalla collera, e prorompere in parole contumeliose; poichàè si acquista per quelle la morte sempiterna dell'inferno. E se questo si dice ad ogni cristiano, quanto maggiormente si deve dire ad un sacerdote, poichè come scrive San Bernardo, nugae in ore laicorum nugae sunt, in ore sacerdotis blasphemiae sunt, e cosi si può anco dire: contumeliae in ore laicorum contumeliae sunt, in ore sacerdotis sacrilegia sunt. E se ad ogni sacerdote a grave male ingiuriare il prossimo, molto maggior male è ad un sacerdote vecchio,e posto in dignità, e di nobile famiglia, che dee essere a tutti gli altri esempio di cortesia, e di modestia. Prego dunque V.S., che consideri il grado suo, et il conto, che ho da rendere a Dio, talmente moderi l'ardore della sua natura, che per l'avvenire io abbia occasione di rallegrarmi de suoi portamenti, e non contristarmi del contrario, e con questo fine gli prego da Dio ogni prosperità. Di Roma li 10 di Giugno 1611.

Signor Giulio Tarugi Arciprete di Monte Pulciano.

  1. 1 Timothy 5:1