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Ser.ma Sig.ra mia oss.ma.
L'arcidiacono della cattedrale di Montepulciano, venuto questi giorni a Roma, mi ha riferito essere stato presupposto a V.A. S.ma che intorno all'unione delle parrocchie di S.Bernardo e S.ta Mustiola, io sia stato sedotto da false informazioni, e che però non mi curi se l'unione fatta si dissolva. Di questo io son'testato con gran meraviglia, essendo lontanissimo dal vero, perchè non potevo essere sedotto in cose a me notissime, e delle quali ho presa diligente informazione, se pure non volessero dire, che pensando io che tutta la città lodasse questo fatto, si sono ritrovati alcuni che l'hanno biasimato, i quali però se si fossero lasciati intendere prima che le bolle fossero spedite con molta spesa del capitolo, forse io non avrei fatta l'unione, ma venendo dopo il fatto, e volendo ritrattare una cosa fatta legittimamente dal Sommo Pontefice, e maturata con molto giudizio dal Sig.r Card.le Arigone allora datario e comunicata prima col Sig.or ambasciatore del Gran Duca di gloriosa memoria, e che è di molta utilità al capitolo, di molta quiete alle monache di S.Bernardo, e che non e di pregiudizio a nessuno, confesso a V.A. S.ma che non lo posso sopportare, perchè oltre della reputazione mia, del danno del capitolo e dell'inquietudine delle monache, vedo che questa lite non serve ad altro che a far spendere denari all'una parte e all'altra indarno, e a mantenere l'odio e il rancore nella città. Però l'A.V. Ser.ma farà cosa convenevole alla molta sua prudenza e carità, se opererà che Mons. Nunzio la spedisca subito per giustizia, e metterà silenzio a quelli pochi cervelli inquieti che sollevano gli altri, e io ne resterò con molto obbligo all'A.V. S.ma alla quale facendo umilissima riverenza prego da Dio ogni desiderata felicità. Di Roma il di 22 di maggio 1610.
Di V.A. Sereniss.a
umiliss.o e devotiss.o servitore
Il Card.le Bellarmino