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Roma,31 jul�� 1609. Bellarm�nus Thomae fratri. Molto Illre signor fratello. Non � farina del signor Giuseppe, che io habbia sempre desiderato di metter le figliole in S.Bernardo, ne lui me si ne ha mai parlato. E farina mia, perche quando fui costi a Montepulciano l'anno 1597t praticando i due Monasterii, viddi chiaramente la molta osservanza di S.Bernardo, et la poca di S.Giro= lamo. Quello che mi disse Papa Clemente del Signor Giuseppe fu, che esso fusse mio Nipote, et che per amor suo io havessi mandato via quaranta servitori. Io risposi, che il Signor Giuseppe non mi era Nipote, ne mi apparteneva niente, et se bene era fratello della moglie di un mio fratello, era parente di mio fratello, ma non mio. Aggionsi,che non havevo mandato via quaranta servitori, ma quattro soli, et che chi haveva referito di 40 ci haveva aggionto un zero, et gli diedi conto di tutti, et resto sodisfatissimo. Vero �, che sempre ho desiderato liberarme dal Signor Giuseppe, ma con buon modo, come alla fine � riuscito. Io non intendo, che armo= nia lei vorrebbe che si tenesse, ne in che labirinti lei si trovi gratis, ma non occorre si affatighi in scrivere, che questo poco im= porta. Ho hauto risposta da Monsignor Ubaldini, Vescovo di Monte= pulciano et Nuntio in Francia intorno al Dottor Antonio Lorenzini, et gli mando la lettera dell'istesso monsignor. Poi che la risposta del Lorenzini non si ^ potuta bavere. Di Roma li 31 di Luglio 1609. Di V.S. fratello aff.mo Il Card. Bellarmino. Al molto Illre Signor fratelli,il Signor Thomasso Bellarmin!. Montepulciano. Arch.comun.Forl�,Coll.autogr.Bellarm., n.29- Autogr.B.

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