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Molto ill.re sig.r fratello. Mi sono venuti a parlare il Sig.r Bernardino Tarugi e il suo figliolo Sig.r Giuseppe con dirmi ohe desiderano la vedova del Mattioli, figliola di ms. Marcello Bellarmini, con presuppormi che lei anche desideri maritarsi con il suddetto Sig.r Giuseppe. Io gli ho dato consiglio che ne diano conto all'arcivescovo di Pisa, come prelato di casa Tarugi, e questo ho fatto per allungare il negozio. Ho parlato con il Sig.r Claudio Benci, e ha mostro poco contento di questo matrimonio, ma si rimette al giudizio di V.S., come anche io mi rimetto, perchè ho poca informazione di una parte e dell'altra. Il Sig.r Bernardino mi ha pregato che ne scriva a V.S. a ciò dica il suo parere e aiuti il negozio, e non ho potuto negargli la lettera. V.S. ci pensi e s'informi e, piacendogli il partito o non piacendogli, mi risponda con una lettera mostrabile, e separatamente mi scriva, se qualche altra cosa gli occorre. Bisognarla sapere la verità della dote, quanta sia con l'aggiunta del marito defunto, perchè qua se ne ragiona variamente. Similmente bisognarla aver certezza se sia vero che la giovane voglia per ogni modo costui, e che ci sia corsa parola, anzi promessa, come si dice; perchè, quando questo fosse, sarebbe forse bene assecondare la sua volontà, perchè i matrimoni hanno da esser liberi, e altrimenti ne nascono molti inconvenienti. E' necessario ancora sapere la volontà del padre, poichè la madre non sta in termini che gli si possa parlare.
Ho inteso la morte di suor Marcella nostra; spero che sia in buon luogo per la buona vita che ha sempre tenuta. Con questo saluto V.S. con tutta la casa.
Sarà ancora bene che V.S. solleciti o faccia sollecitare l'erede del Sig.r Giuliano Mattioli, a ciò adempia la mente del testatore circa il beneficio al quale è nominato Fabio Bellarmini.
Di Roma, li 7 di maggio 1609. ( etc. de solito)