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Molto ili.re signor fratello. Gia si è svisato alle monache di Sta Chiara, che se non si risolvano di passare dentro della città, non vestiranno piu monache, et il monasterio si estinguera, et il Vicario giudica bene aspettare, se questo rimedio giovasse. La violenza deve essere l'ultima, massime che i parenti delle monache non mancariano di fare strepito, se vedessero le loro figliole per forza esser tirate dentro. Il fare contratto di enfiteusi perpetuo con li Padri Gesuiti, non si può senza consenzo delle monache, perche in nome loro si ha da fare questo contratto: et bisogna anco, che le monache spedischino il Breve Apostolico,che dia licenza alli Padri Gesuiti di alienare in questo modo quelle case: poi che ne loro privilegii non ci è se non la facultà di dare in enfiteusi ad tres annos aut longum tempus ma non in perpetuum. Et, come ho scritto al Signor Vicario, il Papa si contenta di dare il Breve, et il P.Generale si contenta di consentire al contratto, quando vegga il Breve. Ma la speditione tocca a chi ha bisogno delle case.
Mandai gia quindici giorni sono a V.S. una lettera del nostro abbate della Ciaia, et aspettavo hora di bavere la risposta per mandarglela. Ma non è comparsa, se non sia andata per altra via, il che non credo. Ma se V.S. non gli vole rispondere, mi lo svisi, che gli : scriverà, che non si affatighi piu in scrivere a V.S. Se bene non posso capire, che non sia bene a rispondere a qualsivoglia persona, massime nipote sacerdote et posto in dignità ecclesiastica. Se pure non gli piaccia farsi de nemici a posta, potendo haverli per amici et parenti. Io gli scrivo ogni settimana et gli do titulo di illustre et molto reverendo, come fanno gli altri Cardinali alli loro nipoti Abbati Dio la conservi. Di Roma li 21 di febraro 1609.
fratello aff.mo di V.S.
Il Card. Bellarmino.
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verso: Al molto ili.re signore fratello, il signor Thommasso Bellarmini. Montepulciano.