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Rome,19 decembre 1608. Bellarmin � son fr�re Thomas.
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Molto ill.re sig.r fratello. Non credo che i padri della Compagnia farebbero ingiuria a nessuno, se volessero vendere la casa per giusto prezzo e non darla a canone; ma nondimeno il p. Generale prontissimamente ha rimesso tutto il negozio a me, e solo mi ha detto che dare ad infit. perpetua non l'ha nei suoi privilegi, e però bisognerà ricorrere a Nostro Signore; e io, vedendo i privilegi della Compagnia dare da diversi pontefici, mi sono chiarito che non possono dare ad infit. o canone se non per tre generazioni o altro tempo definito. Però, se piace a chi tocca costi che io ne parli a N.ro Sig.re, farò l'officio volentieri; e se Sua Santità si contenterà, faremo il contratto, ma bisognerà pagare la spedizione del breve. V.S. potrà trattarne con chi bisogni et dire che non hanno da trattare se non con me, e io mi contenterò di ogni contratto pur che sia canonico.<lb/>
 
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Se bene è vero quello che io dissi, che il mio non venire a Montepulciano, non è nato dai cortigiani di mia casa, nondimeno
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è ancor vero quello che gli ha detto l'abate che la mia corte è poco inchinata verso di lei, e la ragione è perchè hanno saputo per diverse vie, che V.S. nel caso di Ligurio ha te[nuto] che fosse artificio loro per cavarlo di casa; e perchè tutti hanno fatto quanto hanno potuto per lui, e massime il mastro di casa e l'uditore, con molte fatiche e sollecitudine, gli pare cosa durissima in cambio di mercede esser tenuti da V.S. per cosi maligni. E io ancora non posso inghiottire che V.S. voglia più credere a Ligurio che a me, e mi tenga per si balordo che non mi accorga se alcuno fa malo officio contra di un altro; e ritorno a dirgli che il consiglio dato a Ligurio di non si costituire era buonissimo, confermato anche dal governatore e giudice; perchè, dopo essersi costituito, aveva ventura che il reo del ratto si componesse con la corte in grossa somma, Ligurio non scampava la tortura e anche l'esilio da Roma, perchè in processo non costava niente
 
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Molto ill.re sig.r fratello. Non credo che i padri della Compagnia farebbero ingiuria a nessuno, se volessero vendere la casa per giusto prezzo e non darla a canone; ma nondimeno il p. Generale prontissimamente ha rimesso tutto il negozio a me, e solo mi ha detto che dare ad infit. perpetua non l'ha nei suoi privilegi, e però bisognerà ricorrere a Nostro Signore; e io, vedendo i privilegi della Compagnia dare da diversi pontefici, mi sono chiarito che non possono dare ad infit. o canone se non per tre generazioni o altro tempo definito. Però, se piace a chi tocca costi che io ne parli a N.ro Sig.re, farò l'officio volentieri; e se Sua Santità si contenterà, faremo il contratto, ma bisognerà pagare la spedizione del breve. V.S. potrà trattarne con chi bisogni et dire che non hanno da trattare se non con me, e io mi contenterò di ogni contratto pur che sia canonico.
Se bene è vero quello che io dissi, che il mio non venire a Montepulciano, non è nato dai cortigiani di mia casa, nondimeno è ancor vero quello che gli ha detto l'abate che la mia corte è poco inchinata verso di lei, e la ragione è perchè hanno saputo per diverse vie, che V.S. nel caso di Ligurio ha te[nuto] che fosse artificio loro per cavarlo di casa; e perchè tutti hanno fatto quanto hanno potuto per lui, e massime il mastro di casa e l'uditore, con molte fatiche e sollecitudine, gli pare cosa durissima in cambio di mercede esser tenuti da V.S. per cosi maligni. E io ancora non posso inghiottire che V.S. voglia più credere a Ligurio che a me, e mi tenga per si balordo che non mi accorga se alcuno fa malo officio contra di un altro; e ritorno a dirgli che il consiglio dato a Ligurio di non si costituire era buonissimo, confermato anche dal governatore e giudice; perchè, dopo essersi costituito, aveva ventura che il reo del ratto si componesse con la corte in grossa somma, Ligurio non scampava la tortura e anche l'esilio da Roma, perchè in processo non costava niente
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