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Rome,22 aout 1608.
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Molto ill.re Sig.r fratello. La causa per la quale io non verrò costà, non è per le nozze, perchè già siamo chiariti che non c'è pericolo, avendo il Gran Duca fattoci sapere il parentato, ma non invitato; e così gli si è risposto con lettere congratulatorie. Il card. Sforza ed il card. Montalto sono invitati e andranno. La causa principale mia di non venire costà è il non aver denari e non voler far debito; perchè ho fatto bene il conto e non si può fare spesa nuova senza far debito. Si aggiunge che V.S. dice che non si può venir prima dell'otto o dieci d'ottobre, e questo a dire che non veniamo, perchè, dovendo io per necessità esser a Roma prima di Ogni Santi, quando il Papa torna da Frascati e finiscono le vacanze, se io venisse al dieci d'ottobre, non potrei fermarmi quindici giorni, nel qual tempo non potrei fare la metà
 
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delle cose che pensavo di fare, e avrei buttato almeno trecento scudi. Quando V.S. aveva voglia che io venisse, scrisse che il primo di settembre bisognava dare le mosse; si che, per quanto vedo, ne io posso venire per mancamento di denari, ne lei si cura che io venga, forse perchè la casa non è in ordine; e così io predissi alcuni mesi sono che la fabbrica impedirebbe la venuta.<lb/>
Bellarmin � eon fr�re Thomas.
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[[Name::Fidanzo Cini]] mi scrive l'inclusa, dopo avergli io più volte scritto che non posso aiutarlo. Ora mi pare di essere obbligato a non abbandonarlo; però desidero che V.S. lo chiami e veda in che consiste la sua estrema necessità e che cosa gli potrei dare; e se anche gli paresse di dargli qualche soma di grano, mi avvisi quello che gli ha dato, che subito lo renderà in denari.<lb/>
 
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Ho grande invidia alla sua figliolina, che è andata in paradiso, perchè molto maggior cosa è entrare in vita eterna e partecipare il regno di Dio che esser cardinale ne papa; e Dio sa dove noi andremo, dopo tante fatiche e stenti. Saluto tutti di casa. Di Roma li 22 di agosto 1608. <lb/>
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fratello aff.mo di V.S.<lb/>
 
 
/ Molto ili Sig fratello. La causa per la quale io non verr�
 
 
 
cost�, non per le nozze, perche gi� siamc chiariti che non c'
 
 
 
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non voler far debito; perche ho fatto bene il conto et non si pu�
 
 
 
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fermarmi quindici giorni, nel qual tempo non potrei fare la met�
 
 
 
delle cose che pensavo di fare, et harei buttato almeno trecento
 
 
 
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primo di settembre bisognava dare le mosse; si che, per quanto ve
 
 
 
do, ne io posso venire per mancamento di denari, ne lei si cura che
 
 
 
io venga, forse perche la casa non in ordine; et cos� io predis
 
 
 
si alcuni mesi sono che la fabrica impedirebbe la venuta.
 
 
 
Fidanza Cini mi scrive l'inclusa, doppo havergli io piu volte
 
 
 
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non abbandonarlo; per� desidero che V.S. lo chiami et veda in che
 
 
 
consiste la sua estrema necessit� et che cosa gli potrei dare; et
 
 
 
se anco gli paresse di dargli qualche soma di grano, mi avisi quel-
 
 
 
^^^lo che gl'ha dato, che subito lo render� in denari.
 
 
 
Ho grande invidia alla sua figliolina, che andata in paradi
 
 
 
so, perche molto maggior cosa entrare in vita eterna et partici-
 
 
 
pare il regno di Dio che esser cardinale ne papa; et Dio sa dove
 
 
 
noi andaremo, doppo tante fatighe et stenti. Saluto tutti di casa.
 
 
 
Di Roma li 22 di agosto 1608. fratello aff"^ di V.S.
 
 
 
 
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Molto ill.re Sig.r fratello. La causa per la quale io non verrò costà, non è per le nozze, perchè già siamo chiariti che non c'è pericolo, avendo il Gran Duca fattoci sapere il parentato, ma non invitato; e così gli si è risposto con lettere congratulatorie. Il card. Sforza ed il card. Montalto sono invitati e andranno. La causa principale mia di non venire costà è il non aver denari e non voler far debito; perchè ho fatto bene il conto e non si può fare spesa nuova senza far debito. Si aggiunge che V.S. dice che non si può venir prima dell'otto o dieci d'ottobre, e questo a dire che non veniamo, perchè, dovendo io per necessità esser a Roma prima di Ogni Santi, quando il Papa torna da Frascati e finiscono le vacanze, se io venisse al dieci d'ottobre, non potrei fermarmi quindici giorni, nel qual tempo non potrei fare la metà delle cose che pensavo di fare, e avrei buttato almeno trecento scudi. Quando V.S. aveva voglia che io venisse, scrisse che il primo di settembre bisognava dare le mosse; si che, per quanto vedo, ne io posso venire per mancamento di denari, ne lei si cura che io venga, forse perchè la casa non è in ordine; e così io predissi alcuni mesi sono che la fabbrica impedirebbe la venuta.
Fidanzo Cini mi scrive l'inclusa, dopo avergli io più volte scritto che non posso aiutarlo. Ora mi pare di essere obbligato a non abbandonarlo; però desidero che V.S. lo chiami e veda in che consiste la sua estrema necessità e che cosa gli potrei dare; e se anche gli paresse di dargli qualche soma di grano, mi avvisi quello che gli ha dato, che subito lo renderà in denari.
Ho grande invidia alla sua figliolina, che è andata in paradiso, perchè molto maggior cosa è entrare in vita eterna e partecipare il regno di Dio che esser cardinale ne papa; e Dio sa dove noi andremo, dopo tante fatiche e stenti. Saluto tutti di casa. Di Roma li 22 di agosto 1608.
fratello aff.mo di V.S.
etc.