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Molto ill.re fratello. Scrissi al Vescovo di Perugia per quel negotio, che V.S. mi raccomando, et hora mi risponde, che non ha pensiero di mutar Vicario, perche quello che hora tiene, sta volentieri et esso lo tiene volentieri. Ho fatto parlare alla Sig.ra Clarice da parte di Monsignor Arcivescovo di Siena et mia et pregatola à contentarsi, che si rivedano i conti di Messir Gio. Battista Bucelli costi in Montepulciano. Ma si e provata inessorabile, dicendo, che sono quaranta anni, che costui ha mangiato i beni suoi et non ne ha mai reso conto, et che con questo si è arrichito, et che in Montepulciano non ci è giustitia, et cose simili. Dice bene che la prima instanza si farà costì perche non la puo impedire, ma poi vole in ogni modo, che si vada a Fiorenze. Non intendo come le sue figliole non possine stare al monasterio, perche si come cominciai a pagargli la retta, così seguitaro quando bisogni et io pensavo che già fussero tornate. Vero è che hora non sia possibile mandar denari da Roma, perche non ne ho, ma le monache potriano far credenza fin à Natale. Al Signor Ugo si ricapitò subito la lettera. Si manda con questo procaccio da Messir Pietro la poliza di cambio di cinquecento scudi d'oro. Io dissi cinquecento piastre, ma hora ci ci haranno circa trenta scudi di piu che potriano servire per la retta delle figliole. Non ho mai saputo se fu dato il grano del podere di Angelo a Mad. Camilla, che quando fusse cosi, li denari mandati per comprare il grano, potriano servire per vestirla, che intendo ne habbia necessità. Non credo che il Signor Guido Sara in quella opinione di mandar giù la chiesa vechia, ma quando ci fusse pericolo, come qua si dice, potria dirgli, o fargli dire, che mi fara piacere a trattenersi fino alla mia venuta. Con questo saluto tutti. Di Roma li 3 di Novembre 1607.
di V.S. fratello aff.mo
II Card. Bellarmino.
Al molto illre signor fratello,il signor Thomasso Bellarmini.
Montepulciano.