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che avranno contravvenuto.
L'ultima cosa è che intendiamo essere entrato un'abuso nella religione di dare tale volta il cappuccio a quelli che sono ricevuti per conversi, e poi anche promuovergli agli ordini sacri: è bene che ognuno si mantenga nella sua prima vocazione e non si dia occasione con promuovere alcuni, che tutti gli altri s'inquietino, desiderando il medesimo. Metto per questo in considerazione alla P. V. che sarebbe forse bene proporre in capitolo che si facesse qualche decreto intorno a questo, col quale ne anche l'abate generale potesse dispensare.
Queste poche cose mi è parso proporre alla P.V. e per mezzo suo a tutto il capitolo, il quale desideriamo sommamente che si facci con ogni quiete et modestia, e che si dia banda a tutti gli interessi particolari e non si abbia la mira ad altro che alla gloria di Dio e al bene comune della religione.
Con questo saluto la P.V. e tutti gli altri reverendi monaci, e mi raccomando alle loro sante orazioni.
Di Roma, il di 22 marzo 1606.