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Rome,[septembre] 1605. Bellarmin aux habitants de Capone.
 
Rome,[septembre] 1605. Bellarmin aux habitants de Capone.
 
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Molto Illustri Signori. Le SS. vostre si ricorderanno, che io nell'ultima predica dissi che era facile cosa che non tornassi più a Capua, se bene desideravo e speravo di tornare, e aggiunsi la ragione, perchè saria stato possibile che il nuovo pontefice non mi lasciasse partire. Ora sapranno che un mese fa ragionando io col papa e pregando a spedire certi negozi gravi prima di ottobre, perchè allora ero risoluto tornar alla mia chiesa, con questa occasione Sua Santità mi dichiarò che voleva in tutti i modi che io restassi in Roma, dicendo aver bisogno dell'opera mia. Io risposi che ero obbligato di obbedire alla Santità sua, ma che non potevo con buona coscienza stare in Roma e ritenere la chiesa, e però che la Santità Sua o vero mi lasciasse tornare Capua, o provvedesse la chiesa di altro pastore. Piacque a Sua Santità il secondo partito, e mi disse che cercasse qualche persona idonea a questo carico. Io dopo aver pensato sopra questo, gli proposi quattro o cinque persone, e pregai la Santità Sua che provvedesse bene alla chiesa, eleggendo uno di quei proposti o di altri che gli paresse il più idoneo. Alla fine Sua Santità si è dichiarata voler che la chiesa si dia al Signore Antonio Caetano, nel quale concorrono la dottrina e bontà di vita con la nobiltà e Buona intelligenza con i ministri regi. Spero che la città sarà consolata, perchè oltre alle cose dette, il Signore Antonio e uomo riposato e quieto e risoluto di risedere e far in tutto et per tutto l'officio di buon pastore. In quanto a quello che tocca a me, posso dire con ogni verità che sento grandemente questa separazione, perchè avevo preso amore a cotesta chiesa e ero desideroso d'impiegarmi più che mai nel servizio di coteste anime e di finire in questo santo servizio i giorni miei; e di più gli affermo che ero molto più quieto e contento costì che non sono qui in Roma, dove non ho un giorno di riposo. Ma bisogna conformarsi con la divina volontà, che è la prima causa di ogni cosa, e vo pensando (come dissi nell'ultima predica) che il
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^ ^ t o grandemente questa separazione, perche havevo preso amore cotesta chiesa et ero desideroso d'impiegarmi pi� che mai nel servitio di coteste anime et di finire in questo santo servitio i giorni miei; et di pi� gli affermo che ero molto pi� quieto et contento cost� che non sono qui in Roma, dove non h� un giorno di riposo. Ma bisogna conformarsi con la divina.volont�, che la prima causa di ogni cosa, et v� pensando ( come dissi nell'ultima predica ) che il
 

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Rome,[septembre] 1605. Bellarmin aux habitants de Capone. Molto Illustri Signori. Le SS. vostre si ricorderanno, che io nell'ultima predica dissi che era facile cosa che non tornassi più a Capua, se bene desideravo e speravo di tornare, e aggiunsi la ragione, perchè saria stato possibile che il nuovo pontefice non mi lasciasse partire. Ora sapranno che un mese fa ragionando io col papa e pregando a spedire certi negozi gravi prima di ottobre, perchè allora ero risoluto tornar alla mia chiesa, con questa occasione Sua Santità mi dichiarò che voleva in tutti i modi che io restassi in Roma, dicendo aver bisogno dell'opera mia. Io risposi che ero obbligato di obbedire alla Santità sua, ma che non potevo con buona coscienza stare in Roma e ritenere la chiesa, e però che la Santità Sua o vero mi lasciasse tornare Capua, o provvedesse la chiesa di altro pastore. Piacque a Sua Santità il secondo partito, e mi disse che cercasse qualche persona idonea a questo carico. Io dopo aver pensato sopra questo, gli proposi quattro o cinque persone, e pregai la Santità Sua che provvedesse bene alla chiesa, eleggendo uno di quei proposti o di altri che gli paresse il più idoneo. Alla fine Sua Santità si è dichiarata voler che la chiesa si dia al Signore Antonio Caetano, nel quale concorrono la dottrina e bontà di vita con la nobiltà e Buona intelligenza con i ministri regi. Spero che la città sarà consolata, perchè oltre alle cose dette, il Signore Antonio e uomo riposato e quieto e risoluto di risedere e far in tutto et per tutto l'officio di buon pastore. In quanto a quello che tocca a me, posso dire con ogni verità che sento grandemente questa separazione, perchè avevo preso amore a cotesta chiesa e ero desideroso d'impiegarmi più che mai nel servizio di coteste anime e di finire in questo santo servizio i giorni miei; e di più gli affermo che ero molto più quieto e contento costì che non sono qui in Roma, dove non ho un giorno di riposo. Ma bisogna conformarsi con la divina volontà, che è la prima causa di ogni cosa, e vo pensando (come dissi nell'ultima predica) che il
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