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Nel legger la lettera che V.S. Ill.ma si è degnata scrivermi di sua mano, divenni il più attonito e stupefatto uomo del mondo, combattendo in me, e la credenza che devo dare a quanto ella mi avvisava, e l'impossibilità che tenevo che dalla bocca di Sig.re così savio e circospetto in tutte le cose, come il Cardinale di Perona, fosse uscita una tanta e tale bestemmia, che così la voglio chiamare; perciò non vedevo l'ora di trovarmi seco, parendomi ogni indugio lungo e noioso. Fui dunque espressamente a trovar sua S.ria Ill.ma quanto più presto mi fu possibile, e cominciando a lungo a discorrere della persona di V.S. Ill.ma e dei suoi scritti, cercai di scoprire di qual affezione fosse nell'una, e che giudizio faceva degli altri; e vedendo con quali modi straordinari di buono e sincero affetto esaltava sino al cielo e lei, e i
Le card, de Joyeuse � Bellarmin.
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suoi libri, tutto mi rasserenai, e allora pigliai sicurezza di palesarli tutto quello che ella me ne aveva scritto: a che quel buon Sig.r resto così fuori di se, che non vidi mai uomo il più confuso, ne il più addolorato di esso, e con quei modi che più li permetteva il dolore che ne sentiva, cominciò ad assicurarmi con parole di tanto affetto della sua innocenza, che per me voglio anche assicurare V.S. Ill.ma che sia così come egli dice, perchè professa di non aver mai, non che parlato di quella maniera, che ella e stata avvisata, ma che non pure non abbia mai pensato una tanta e così solenne bugia; anzi che per il contrario gli è cosi affezionato, e così la stima e osserva, che in tutti i libri e opere che ha fatto, ha preso occasione di nominar lei e i suoi scritti con quella venerazione che se gli conviene, comandando e l'una, e gli altri
 
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con ogni encomio di laude, non solo per la gloria del suo nome, ma per il beneficio che da quelli ne veniva e saria venuto alla religione cattolica. E ora, chi avesse voluto ritrattare in privati ragionamenti quanto avia scritto e messo alla stampa, non
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[[Category:EBC_Proofread] Ill.mo e R.mo Sig.r oss.mo.
Nel legger la lettera che V.S. Ill.ma si è degnata scrivermi di sua mano, divenni il più attonito e stupefatto uomo del mondo, combattendo in me, e la credenza che devo dare a quanto ella mi avvisava, e l'impossibilità che tenevo che dalla bocca di Sig.re così savio e circospetto in tutte le cose, come il Cardinale di Perona, fosse uscita una tanta e tale bestemmia, che così la voglio chiamare; perciò non vedevo l'ora di trovarmi seco, parendomi ogni indugio lungo e noioso. Fui dunque espressamente a trovar sua S.ria Ill.ma quanto più presto mi fu possibile, e cominciando a lungo a discorrere della persona di V.S. Ill.ma e dei suoi scritti, cercai di scoprire di qual affezione fosse nell'una, e che giudizio faceva degli altri; e vedendo con quali modi straordinari di buono e sincero affetto esaltava sino al cielo e lei, e i suoi libri, tutto mi rasserenai, e allora pigliai sicurezza di palesarli tutto quello che ella me ne aveva scritto: a che quel buon Sig.r resto così fuori di se, che non vidi mai uomo il più confuso, ne il più addolorato di esso, e con quei modi che più li permetteva il dolore che ne sentiva, cominciò ad assicurarmi con parole di tanto affetto della sua innocenza, che per me voglio anche assicurare V.S. Ill.ma che sia così come egli dice, perchè professa di non aver mai, non che parlato di quella maniera, che ella e stata avvisata, ma che non pure non abbia mai pensato una tanta e così solenne bugia; anzi che per il contrario gli è cosi affezionato, e così la stima e osserva, che in tutti i libri e opere che ha fatto, ha preso occasione di nominar lei e i suoi scritti con quella venerazione che se gli conviene, comandando e l'una, e gli altri con ogni encomio di laude, non solo per la gloria del suo nome, ma per il beneficio che da quelli ne veniva e saria venuto alla religione cattolica. E ora, chi avesse voluto ritrattare in privati ragionamenti quanto avia scritto e messo alla stampa, non
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