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Capone, 1 Novembre 1603*
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Molto Ill.re Sig.re. Harei caro sapere che cosa frutta quello di stabile che ha costà [[Name::Angelo della Ciaia|Angelo]], e quello che ci avanza, pagata la retta alla sorella. Perchè l'anno passato scrissi ad Angelo che volevo per l'avvenire mettergli a conto della pensione tutto quello che spendaria per lui; e ora trovo che ho fatto per lui nel tempo che è stato in Roma una grossa spesa e mi è debitore di circa cinquecento scudi, i quali malamente sconterà con la pensione, poichè tutta va nelle sue spese. Io non penso donargli questo credito,se esso lo può pagare con i frutti del suo podere o vigna. E se V.S. vole che giri a lei questo credito, lo farò volentieri, e esso non si potrà lamentare, donandolo io, non lui. Ho domandato a lui, quando era qua, quello che fruttassero i suoi beni; e non l'ha saputo dire. Esso ora sta in Napoli in casa di un Dottore, il quale legge in studio e leggerà a lui in casa l'Instituta. Vedremo che frutto farà. Intendo da Angelo che i vostri figliolini hanno bisogno di esser vestiti. Vedrò di mandargli qualche cosa il mese di dicembre, perchè ora non ci è denari. Ho scritto al cavaliere [[Name::Archangelo]] intorno alle cose di [[Name::Giuseppe]], come spesso qua si ammala e sta disgustato e a me non serve. Se fosse possibile condurlo a pigliar moglie, saria cosa ottima per lui, per me e per la casa sua. Ora sta in Procida convalescente di un'altra malattia, che ha avut alla Torre del Greco, e, come ho inteso di buon luogo, va deliberando di quello che ha da fare. Se di costì gli si desse una buona spinta, forse faria buona risoluzione. Può essere che torni, come fece un'altra volta, con un buon proposito di servir, studiar e far vita esemplare: ma già ho provato che li suoi propositi durano poco. Iddio gli dia la grazia sua. Di Capua il p.o di novembre 1603.<lb/>
 
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Bellarmin � son fr�re Thomas.
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Il Card. Bellarmino etc.
 
 
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/ Molto 111^^ Sig^^. Hare� caro sapere che cosa frutta quello
 
di stabile che ha cost� Angelo, et quello che ci avanza, pagata la
 
 
 
retta alla sorella. Perche l'anno passato scrissi ad Angelo che vo
 
 
 
levo per l'avenire mettergli conto della pensione tutto quello
 
 
 
.^che spendaria per lui; et hora trovo che ho fatto per lui nel tempo
 
 
 
che stato in Roma una grossa spesa et mi debitore di cirda cin
 
 
 
quecento scudi, i quali malamente sconter� con la pensione, poich�
 
 
 
tutta va nelle sue spese. Io non penso donargli questo credito,se
 
 
 
esso lo pu� pagare con i frutti del suo podere vigna. Et se V.S.
 
 
 
vole che giri lei questo credito, lo far� volentieri, et esso non
 
 
 
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do era qua, quello che fruttassero i suoi beni;et non l'ha saputo
 
 
 
dire. Esso Hor^ sta in Napoli in casa di un Dottore, il quale legge
 
 
 
in studio et legger� � lui in casa l'Instituta. Vedremo che frutto
 
 
 
far�.
 
 
 
Intendo da Angelo che i vostri figliolini hanno bisogno
 
 
 
di esser vestiti. Veder� di mandargli qualche cosa il mese di de-
 
 
 
cembre, perche hora non ci denari. Ho scritto al cavaliere Ar-
 
 
 
changelo intorno alle cose di Giuseppe, come spesso qua si ammala
 
 
 
et sta disgustato et � me non serve. Se fosse possibile condurlo
 
 
 
^^7 pigliar moglie, saria cosa ottima per lui, per me et per la casa
 
 
 
sua. Hora sta in Procida convalescente di un'altra malattia, che ha
 
 
 
haute alla Torre del Preco,et, come ho inteso di buon luogo, va de
 
 
 
liberando di quello che ha da fare. Se di cost� gli si desse una
 
 
 
buona spinta, forse faria buona risolutione. Pu� essere che torni,
 
 
 
^^^come fece un'altra volta, con un ^uon proposito di servir, studiar
 
 
 
e far vita essemplare: ma gi� ho provato che li suoi propositi du
 
 
 
rano poco. Iddio gli dia la gratin sua. Di Capua il p� di novembre
 
 
 
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Molto Ill.re Sig.re. Harei caro sapere che cosa frutta quello di stabile che ha costà Angelo, e quello che ci avanza, pagata la retta alla sorella. Perchè l'anno passato scrissi ad Angelo che volevo per l'avvenire mettergli a conto della pensione tutto quello che spendaria per lui; e ora trovo che ho fatto per lui nel tempo che è stato in Roma una grossa spesa e mi è debitore di circa cinquecento scudi, i quali malamente sconterà con la pensione, poichè tutta va nelle sue spese. Io non penso donargli questo credito,se esso lo può pagare con i frutti del suo podere o vigna. E se V.S. vole che giri a lei questo credito, lo farò volentieri, e esso non si potrà lamentare, donandolo io, non lui. Ho domandato a lui, quando era qua, quello che fruttassero i suoi beni; e non l'ha saputo dire. Esso ora sta in Napoli in casa di un Dottore, il quale legge in studio e leggerà a lui in casa l'Instituta. Vedremo che frutto farà. Intendo da Angelo che i vostri figliolini hanno bisogno di esser vestiti. Vedrò di mandargli qualche cosa il mese di dicembre, perchè ora non ci è denari. Ho scritto al cavaliere Archangelo intorno alle cose di Giuseppe, come spesso qua si ammala e sta disgustato e a me non serve. Se fosse possibile condurlo a pigliar moglie, saria cosa ottima per lui, per me e per la casa sua. Ora sta in Procida convalescente di un'altra malattia, che ha avut alla Torre del Greco, e, come ho inteso di buon luogo, va deliberando di quello che ha da fare. Se di costì gli si desse una buona spinta, forse faria buona risoluzione. Può essere che torni, come fece un'altra volta, con un buon proposito di servir, studiar e far vita esemplare: ma già ho provato che li suoi propositi durano poco. Iddio gli dia la grazia sua. Di Capua il p.o di novembre 1603.
fratello aff.mo
Il Card. Bellarmino etc.