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Capone, 27 ju�llet 1602
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Molto R.do mio amatissimo. Con le lettere......<lb/>
 
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Nello scritto del Ventimiglia vi è un grosso errore in fatto, perchè esso dice che se bene io non darò la prebenda del canonicato che ora vaca, ne darò un'altra. Questo è falso, perchè non potrò dare mai nessuna, essendo che l'ultimo canonicato non ha prebenda, o sia di prete, o di diacono, o di suddiacono. E questo io lo notai nell'informazione che mandai al principio, e credo sarà stato considerato. Non vedo in detto scritto altro che importi, se non la decisione del [[Name::Lancilotto]], nella quale bisognerà considerare le circostanze, se tutte siano simili; ma già credo che il negozio sia
Bellarmin � J.B.Gonfalonieri.
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Non posso credere, che il P. [[Name::N]]. sia così imprudente, che dica le cose, che V.S. mi scrive. I Padri della Compagnia, che difendono il [[Name::Molina, Luis de|Molina]], non difendono, che le sentenze del Molina siano vere, ma difendono, che non siano Pelagiane, e però è grande impertinenza voler dire, che l'opinione de Padri sia eretica. In quanto alle cose mie, che ho scritto in questa materia, chi vuol dire, che siano contra Sant'Agostino, o san Tommaso, bisogna che, o non abbia letto i miei libri, o non abbia letto S. Agostino, ne S.Tommaso, o non intenda niente, e non sappia quello che si dice. Levata la predeterminazione, della quale non si tratta in queste Congregazioni, che ora si fanno avanti di N.ro Signore, nel resto, cioè in quello, che ora si tratta, i Padri Domenicani allegano sempre i miei libri contra del Molina, e il Papa stesso mi ha detto più volte, che in queste materie i Domenicani mi tengano della sua.<lb/>
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Come dunque può esse vero quello, che V.S. dice aver detto il P. N.? Ne è vero, che il P. Generale l'abbia pregato, che favorisca la Compagnia. In somma poco mi curo di quello che si dice, ne V.S. se ne dia fastidio, la verità alla fine ha da vincere, e ogni buon cristiano ha da conformarsi con la verità, o sia con i Domenicani, o con i Gesuiti. Ma in questo mezzo, che Nostro Signore
 
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/ Molto ,do mio amatissimo. Con le lettere......
 
 
 
Nello scritto del Ventimiglia vi un grosso errore in fatto,
 
 
 
perche esso dice che se bene io non dar� la prebenda del canonica
 
 
 
to che ora vaca, ne dar� un'altra. Questo falso, perche non potr�
 
 
 
dare mai nessuna, essendo che l'ultimo canonicato non h� prebenda,
 
 
 
sia di prete,di diacono,di subdiacono. E questo io lo notai
 
 
 
nell'informazione che mandai al principio, e credo sar� stato con
 
 
 
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finito.
 
 
 
Non posso credere, che il P. N. sia cosi impruden
 
 
 
te, che dica le cose,che V. S. mi scrive. Li Padri della Compagnia,
 
 
 
che difendano il Molina, non difendono,che le sentenze del Molina
 
 
 
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quanto alle cose mie, che h� scritto in questa materia, chi vuol
 
 
 
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non abbia letto i miei libri, non abbia letto S. Agostino, ne S.
 
 
 
Tommaso, non intenda niente, e non sappia quello che si dice. I
 
 
 
Levata la predeterminazione, della quale non si tratta in queste
 
 
 
Congregazioni, che ora si fanno avanti di Nro Signore, nel resto,
 
 
 
cio� in quello,che ora si tratta, i Padri Domenicani allegano sem
 
 
 
pre i miei libri centra del Molina, et il Papa istesso mi h� detto
 
 
 
pi� volte, che in queste materie i Domenicani mi tengano della sua.
 
 
 
Come dunque pu� esse vero quello, che V. S. dice aver detto il P.
 
 
 
N.? Ne vero, che il P. Generale l'abbia pregato, che favorisca
 
 
 
la Compagnia. In somma poco mi curo di quello che si dice, n� V.S.
 
 
 
se ne dia fastidio, la verit� alla fine h� da vincere, et ogni buon
 
 
 
buon'cristiano h� da conformarsi con la verit�, sia con i Dome-
 
 
 
nicani, con i Gesuiti. Ma in questo mezzo, che Nostro Signore
 
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Molto R.do mio amatissimo. Con le lettere......
Nello scritto del Ventimiglia vi è un grosso errore in fatto, perchè esso dice che se bene io non darò la prebenda del canonicato che ora vaca, ne darò un'altra. Questo è falso, perchè non potrò dare mai nessuna, essendo che l'ultimo canonicato non ha prebenda, o sia di prete, o di diacono, o di suddiacono. E questo io lo notai nell'informazione che mandai al principio, e credo sarà stato considerato. Non vedo in detto scritto altro che importi, se non la decisione del Lancilotto, nella quale bisognerà considerare le circostanze, se tutte siano simili; ma già credo che il negozio sia finito.
Non posso credere, che il P. N. sia così imprudente, che dica le cose, che V.S. mi scrive. I Padri della Compagnia, che difendono il Molina, non difendono, che le sentenze del Molina siano vere, ma difendono, che non siano Pelagiane, e però è grande impertinenza voler dire, che l'opinione de Padri sia eretica. In quanto alle cose mie, che ho scritto in questa materia, chi vuol dire, che siano contra Sant'Agostino, o san Tommaso, bisogna che, o non abbia letto i miei libri, o non abbia letto S. Agostino, ne S.Tommaso, o non intenda niente, e non sappia quello che si dice. Levata la predeterminazione, della quale non si tratta in queste Congregazioni, che ora si fanno avanti di N.ro Signore, nel resto, cioè in quello, che ora si tratta, i Padri Domenicani allegano sempre i miei libri contra del Molina, e il Papa stesso mi ha detto più volte, che in queste materie i Domenicani mi tengano della sua.
Come dunque può esse vero quello, che V.S. dice aver detto il P. N.? Ne è vero, che il P. Generale l'abbia pregato, che favorisca la Compagnia. In somma poco mi curo di quello che si dice, ne V.S. se ne dia fastidio, la verità alla fine ha da vincere, e ogni buon cristiano ha da conformarsi con la verità, o sia con i Domenicani, o con i Gesuiti. Ma in questo mezzo, che Nostro Signore
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