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Molto R.do in Cristo Padre.
Rispondo alla lettera di V. R. del 5 di luglio. Anteposi lo stato dei Vescovi a quello dei Cardinali, quanto alla sicurtà, perché così mi pareva: credo che mi sono ingannato, ma la causa è perché veggo il pericolo dei Cardinali, e non veggo quello dei Vescovi così da presso. Il negozio della mula non fu per grazia, ma da vero, perché io prima avevo la povertà in voto e ora l'ho in re; e san Paolo dice: Vestra abundantia horum inopiam suppleat. Ma poco importa, perché Monsignor Tarugi mi presta la sua, e così ho la mula senza farci spesa. La congregazione generale non è esclusa, né differita, ma solo si è ordinato che vengano a maggio i Procuratori, e allora N. S. si risolverà, se vorrà che vengano li due terzi che resteranno al novembre, si che V. R. non si risolva così presto di non trovarsi a Roma l'anno santo. I morti della Compagnia me li fò dare, e gli dico le messe, come anche dico le messe consuete d'ogni mese e ogni settimana. Il santo non lo pigliano, perché fò ancora io in casa questa devozione di dar in casa il Santo a tutta la famiglia: pure mi piace farmelo dare dalla casa, e potrei portarlo quello che viene ogni mese per uno scudo e qualche giulii che gli dò in segno di quello che farei, se avessi con che farlo. Ma ben dico a V. R. che non ho desiderio nessuno di avere. Gli dò buona nuova delle Parrocchie di Palermo: ci ho durato fatica, e già la Congregazione ha risoluto d'accettare la fondazione e dare il ius patronato. Gli dò anche nuova che si è spuntato che la Congregazione dei Riti abbia decretato che si dia la commissione apostolica per esaminare i testimoni della vita e miracoli del nostro B. P. Ignazio: talché iacta sunt fundamenta Canonizationis. Ancora in questo ci ho durato non poca fatica, facendo broio più volte con i Cardinali della Congregazione. Ma più si deve questo beneficio al cardinale Aldobrandino e Cardinal Baronio che a me. Intenderà d'altri quello che si fece il giorno della memoria

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