Illustrissimo, e Reverendissimo Signore
Non potrei dire à V.S. Illustrissima, e Reverendissima il gran cordoglio, che Io hò sentito, vedendo che alcuni miei Amici mi hanno tradito facendo stampare senza mia saputa quel scritto d'oro, che lei s'era compiaciuta di mandarmi. La mia collera è, che Io non sò ne anche adesso, che Io scrivo, contra chi Io debba sfogare la mia collera, non sapendo chi sia quel, che mi ha fatto quel tiro. Perdoni di grazia V.S. Illustrissima à chiunque hà pensato di far bene, facendo questo errore; è tanto grande l'avidità, che hanno molti di edere qualche cosa uscita dalle mani di V.S. Illustrissima, che non possono aspettare, che lei habbia posta l'ultima mano. Stimano che non l'esca di mano cosa nessuna, che non sia degnissima, e questa operetta, che lei non stima niente, loro la preggiano come un ricco tesoro. Io per me le ne hò, et havrò obligo eternamente, ò sia che si contenti di questo, ò sia'che vi metta la mano, quando che non dicesse mal altro, ne hà scritto assai per farci Santi, quanti siamo Prelati di Chiesa Santa. Se Dio mi fà mai nascer occasione alcuna, dove io possa scrivere alcuno de' suoi; Spero che Io farò veder chiaro, quanto lo riverisca la persona di V.S. Illustrissma, e Reverendissima, quanto Io le sii obligato, e sò certo, che si degnerà amarmi per sua bontà quando non vi fosse altro, almanco, perche io amo svisceratamente li Padri della Compagnia, e che loro vivono meco con ogni sorte di confidenza. Dio Nostro Signore conservi V.S. Illustrissima, e le dia il colmo d'ogni vero bene. Con che fine le bacio le mani. Parigi 8. di Settembre 1619.
Di V.S. Illustrissima, e Reverendissima
Umilissimo et Affetionatiss. Servitore
Francesco Arcivescovo di Roano.
All'Ill.mo, e R.mo Sig.mio Col.mo II Sig. Cardinal Bellarmino. Roma.
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