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Ill.mo Sig.re e padrone mio colendissimo.
Li giorni passati venne ordinato al padre Abbate delli Celestini di questa città dal padre Procuratore dell'ordine in nome di V.S. Ill.ma, che richiamasse alla religione don Vitt.o da Bologna, quale al presente sta nel secolo al governo di sua madre. Hora per l'ordinario prossimo è venuto dal medesimo, similmente per ordine di V.S. Ill.ma, ordinato à me l'istesso. Et perche suppongo che questa mutatione nella mente di V.S. Ill.ma naschi (con riverenza sua) da qualche nova informatione poco vera et fondata nelli interessi humani, pertanto fo sapere primieramente a V.S. Ill.ma che io ho exequito subito quanto da sua parte mi è venuto ordinato, et dopo questo la certifico, che, se bene è vero che il detto don Vittorio uscendo dalla religione partì di questo nostro monasterio di s. Stefano, fu nondimeno nella licentia che li diede il padre Generale sottoposto all'ubidienza del padre Abbate delli Celestini, come di monasterio più principale della provincia: et questo monasterio di S.Stefano come quello che sta sotto la com menda dell'ill.mo Sig.r card.le Mont'alto con provisione determinata di trecento scuti annui per il vitto et vestito di sedici bocche ordinarie, fu subito provisto dal padre Generale di un' altro sacerdote in cambio del detto padre Vitt.o, in tanto che il detto padre, dovendo tornare alla religione, de equitate non appartiene a questo monasterio. Et perche V.S. Ill.ma non s'inganni col credere che io li affaccio questa ragione per proprio interesse, soggiongo che, tenendo questa chiesa, per la sua antica devotione, concorso di molto popolo et per conseguenza bisogno di molta servitù, con maggior sodisfattione mia terrei un altro padre sacerdote, ò del monasterio di detto padre Abbate o d'altro, che del continuo residesse al servitio di questa chiesa, che la persona di don Vittorio, con l'obligo di haverli à dare ogni giorno
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