Monumenta Concilii Tridentini
Il progetto Concilio di Trento
Introduzione
Il progetto Monumenta Concilii Tridentini è promosso dell’Archivio storico della PUG e avviato nel 2018 per la valorizzazione del Fondo Concilio di Trento. Per valorizzazione in questo contesto intendiamo:
L’attribuzione di un valore frutto di una selezione basata su determinate osservazioni che utilizzano distinzioni. L’osservazione è una distinzione che permette di selezionare e indicare una delle parti distinte come differente dall’altra. Per tanto, la modalità dell’attribuzione è sempre contingente e dipende dall’osservazione che si compie sull’oggetto.
Al momento individuiamo le seguenti fasi nel processo di valorizzazione:
- Compulsare lo stato di conservazione dell’intero fondo in vista dell’elaborazione di un piano di emergenza per restaurare, consolidare e condizionare la documentazione. Questa prima osservazione materiale è funzionale per rimodulare successivamente il progetto di ricerca.
- La digitalizzazione della documentazione da inserire nella piattaforma GATE sarà funzionale alle linee di ricerca proposte. Il rilevamento dello stato di conservazione è comunque preliminare a qualsiasi attività di fotoriproduzione. La digitalizzazione prevede sempre la selezione, la trascrizione e l’annotazione collaborativa del testo. Per la realizzazione di quest’ultimo punto, si compierà un lavoro transdisciplinare tra storici, sociologi, filologi, ecc., in grado di affrontare una descrizione adeguata della struttura sociale della prima modernità.
Descrizione del materiale documentario
Il materiale originale o in copia fu raccolto da P. Terenzio Alciati (1570-1651) insieme a Felice Contelori (1588-1652) su richiesta di papa Urbano VIII per realizzare un’opera sul Concilio di Trento in risposta all’edizione di Paolo Sarpi del 1621.
Alla morte di entrambi il cardinale Pietro Sforza Pallavicino (1607-1667) riceve l’incarico da Alessandro VII e prosegue la raccolta dei materiali “spediti da varij principi e ne ripescò dagli archivj di Roma”[1]
Il fondo è costituito da oltre 200 codici manoscritti in forma libraria probabilmente rilegati da P. Pietro Lazzeri, bibliotecario del Collegio Romano, nel XVIII secolo. Le coperte di questi codici sono in mezza pergamena con piatti in cartone alla forma e furono realizzate nel corso del Settecento per ordinare e conservare carte sciolte, fascicoli e volumi che si trovavano semplicemente cuciti. Nel Registro delle entrate e delle uscite della Biblioteca del Collegio Romano (APUG 2805), redatto sotto la direzione di Pietro Lazzeri, alla voce legatura si parla di “corpi di libri antichi”, “libri guastati dai vermi”, fogli sciolti e miscellanee “mandati al legatore”. La realizzazione di queste legature sembra essere riconducibile a un’esecuzione interna sia per la tecnica esecutiva, un ibrido tra legatura d’archivio e libraria, sia per la povertà dei materiali utilizzati. Gran parte di questi codici sono miscellanee con fascicoli che presentano cuciture primarie di diversa tipologia su cui è stata realizzata una seconda cucitura per comporre il volume: è notevole la varietà delle soluzioni adottate per agganciare le coperte in cartone senza dovere necessariamente ricucire l’intero corpo delle carte. Da questa tipologia di legatura, che potremmo denominare “povera” possono osservarsi diversi aspetti. Prima di questa operazione di legatura molti di questi materiali dovevano presentarsi sciolti o con cuciture sommarie (ad es. nella tipologia a sopraggitto).
Una tipologia di materiale così varia comporta sfide soprattutto dal punto di vista della conservazione materiale.
Obiettivi
Un primo obiettivo del progetto è l'individuazione e descrizione delle forme discorsive manoscritte in relazione con quelle coeve a stampa. Seguendo questo metodo di indagine è possibile individuare attraverso l’analisi della semantica, della materialità del documento la sua funzione sociale in quanto forma che adempie una funzione selettiva capace di guidare le aspettative del lettore all’interno di un determinato sistema sociale. Questo implicherà gettare un doppio sguardo sulla documentazione: in quanto varietà di forme che hanno veicolato la comunicazione dei saperi e nel contempo seguire l'evoluzione delle stesse forme. Un primo sguardo sulla documentazione del Concilio di Trento lascia intravedere: istanze, disputazioni, negozi, osservazioni, trattati, consigli, opposizioni, diari. Per ognuna di queste forme andranno verificati contesti di produzione (con particolare attenzione alla influenza reciproca dei medium manoscritto e stampato), caratteristiche materiali (formato, mise en page, presenza di apparati grafici) e circolazione.
Un altro obiettivo riguarda l'individuazione del metodo di selezione e ordinamento del materiale. Il fondo raccolto nel corso di oltre trent'anni deve avere avuto un ordinamento (solo occasionalmente ci si presenta un ordine cronologico) interno finalizzato al ritrovamento delle informazioni utili alla composizione dell’opera. Il rilevamento di tale ordine “per soggetto” consentirebbe di ricostruire il metodo di raccolta e organizzazione del lavoro. Oltre alla selezione operata sui documenti sarà necessario analizzare la stratificazione che questi hanno subito. Nell'analisi di questo fondo saranno identificabili almeno tre metodi di selezione attribuibili a Terenzio Alciati (1570-1651), Pietro Sforza Pallavicino (1607-1667) e Hubert Jedin (1900-1980) che collazionarono e selezionarono un gran numero di materiali per redigere, ogni volta, la “vera” storia del Concilio di Trento.
Bibliografia
Note
- ↑ Commento di Francesco Antonio Zaccaria all'edizione del 1792 alla Istoria del Concilio di Trento di Pietro Sforza Pallavicino, p. LXXVIII
- ↑ Esistono tre tirature di questa prima edizione. La prima reca CCXXXIX carte e non presenta l’indice finale. Inoltre contiene molti refusi. La seconda è sempre numerata in cifre romane, ma presenta in fine un Index dogmatum, et reformationis di 12 pagine non numerate ed un testo più corretto. La terza tiratura ha la numerazione delle pagine in numeri arabi e (16) pagine finali, che, oltre all’indice, contengono per la prima volta la Bolla di Pio IV di conferma delle decisioni conciliari. (F. Govi, I classici che hanno fatto l'Italia, Milano, Regnani, 2010