Monumenta Concilii Tridentini

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Il cardinale Ercole Gonzaga presiede una seduta del Concilio di Trento in Santa Maria Maggiore (Trento). Elia Naurizio, Congregazione generale del concilio di Trento (1633). Museo diocesano Tridentino.

Il progetto Concilio di Trento

Introduzione

Il progetto Monumenta Concilii Tridentini è promosso dell’Archivio storico della PUG e avviato nel 2018 per la valorizzazione del Fondo Concilio di Trento. Per valorizzazione in questo contesto intendiamo: L’attribuzione di un valore frutto di una selezione basata su determinate osservazioni che utilizzano distinzioni. L’osservazione è una distinzione che permette di selezionare e indicare una delle parti distinte come differente dall’altra. Per tanto, la modalità dell’attribuzione è sempre contingente e dipende dall’osservazione che si compie sull’oggetto.
Al momento individuiamo le seguenti fasi nel processo di valorizzazione: Compulsare lo stato di conservazione dell’intero fondo in vista dell’elaborazione di un piano di emergenza per restaurare, consolidare e condizionare la documentazione. Questa prima osservazione materiale è funzionale per rimodulare successivamente il progetto di ricerca. La digitalizzazione di quella parte di documentazione da inserire nella piattaforma GATE funzionale alle linee di ricerca proposte. Il rilevamento dello stato di conservazione è comunque preliminare a qualsiasi attività di fotoriproduzione. La digitalizzazione prevede sempre la selezione, la trascrizione e l’annotazione collaborativa del testo. Per la realizzazione di quest’ultimo punto, si realizzerà un lavoro transdisciplinare tra storici, sociologi, filologi, ecc in grado di affrontare la descrizione adeguata della struttura sociale della prima modernità.

Il materiale originale o in copia fu raccolto da P. Terenzio Alciati (1570-1651) insieme a Felice Contelori (1588-1652) su richiesta di papa Urbano VIII per realizzare un’opera sul Concilio di Trento in risposta all’edizione di Paolo Sarpi del 1621. Alla morte di entrambi il cardinale Pietro Sforza Pallavicino (1607-1667) riceve l’incarico da Alessandro VII e prosegue la raccolta dei materiali “spediti da varij principi e ne ripescò dagli archivj di Roma”[1]

Il fondo è costituito da oltre 200 codici manoscritti in forma libraria probabilmente rilegati da P. Pietro Lazzeri, bibliotecario del Collegio Romano, nel XVIII secolo. Prima di questa operazione di "legatura a tappeto" molti di questi materiali dovevano presentarsi sciolti o con cuciture sommarie (ad es. nella tipologia a sopragitto). La tipologia dei materiale è molto vario, cosa che comporta sfide anche dal punto di vista della conservazione materiale (litteree, diari e rilegati in ordine cronologico). Lettere, istanze, disputazioni, negozi, osservazioni, trattati, consigli, opposizioni … Le lingue dei documenti sono principalmente italiano e latino.
schede del catalogo cartaceo topografico

MANUS on line. Riportati i dati della scheda cartacea o, qualora presente, trascritto l’indice dattiloscritto presente in alcuni codici

I documenti delle miscellanee andranno catalogati come unità codicologiche distinte.


Obiettivi

Bibliografia

Note

  1. Commento di Francesco Antonio Zaccaria all'edizione del 1797 alla Istoria del Concilio di Trento di Pietro Sforza Pallavicino, p. LXXXV
Canones, et Decreta Sacrosanti Oecumenici, et generalis Concilii Tridentini Romae, 1564[1]
  1. Esistono tre tirature di questa prima edizione. La prima reca CCXXXIX carte e non presenta l’indice finale. Inoltre contiene molti refusi. La seconda è sempre numerata in cifre romane, ma presenta in fine un Index dogmatum, et reformationis di 12 pagine non numerate ed un testo più corretto. La terza tiratura ha la numerazione delle pagine in numeri arabi e (16) pagine finali, che, oltre all’indice, contengono per la prima volta la Bolla di Pio IV di conferma delle decisioni conciliari. (F. Govi, I classici che hanno fatto l'Italia, Milano, Regnani, 2010