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Rome,10 ju�n 1611. Bellarmin � l'archipr.Giulio Tarugi

1067

/ Illustre,e Molto Reverendo signore come fratello. Dice l'Apostolo: Seniorem ne increpaveris, sed observa ut pa- trem. Per questo avendo inteso,che V.S. in una disputa con Ms.Cesa re Bracci,e Ms.Ruggiero Maccarini abbia prorotto in parole poco ^^convenienti, mi � parso necessario per la cura, che tengo, metter gli avanti gli occhi la gravit� delle parole, e pregarla � moderar si per l'avvenire. A Ms.Ruggiero intendo, che V.S. disse,che era un grande ignorante, et � Ms.Cesare, che non intendeva che cosa vo lesse dire juspatronato, che in jure non sapeva leggere, e cheera /y dottore solo di privilegio, e che poi in progresso di parlare gli dicesse, bisognar� che tu ci stia,� crepi. Queste parole sono in giuriose molto, e di cimili parole dice il nostro Signore, qui dixerit fratri suo fatue, reus erit gehenna ignis. Veda dunque V.S., quanto importi lasciarsi tr^^sportare dalla collera, e prorompere / ^ i n parole contumeliose; poich� si acquista per quelle la morte sem piterna dell'inferno. E se questo si dice ad ogni cristiano, quan to maggiormente si deve dire ad un sacerdote, poich� come scrive San Bernardo, nugae in ore laicorum nugae sunt, in ore sacerdotis blasphemiae sunt, e cosi si pu� anco dire: oontumeliae in ore laicorum oontumeliae sunt, in ore sacerdotis sacrilegia sunt. E se ad ogni sacerdote � grave male ingiuriare il prossimo, molto maggior male � ad un sacerdote vecchio,e posto in dignit�, e di nobile fa miglia, che dee essere � tutti gli altri esempio di cortesia,e di modestia. Prego dunque V.S., che consideri il grado suo, et il con^^"to,che h� da rendere� Dio, talmente moderi l'ardore della sua na tura, che per l'avvenire io abbia occasione di rallegrarmi de suoi portamenti, e non contristarmi del contrario, e con questo fine gli prego da Dio ogni prosperit�. Di Roma li 10 di Giugno 1611. Signor Giulio Tarugi Arciprete di Monte Pulciano. Volumen jurium fol.26-27. Minute autogr. Summar.addit.p.77-78.