APUG 1060 I 226r-v
226r
Molto Reverendo in Cristo Padre
Pax Christi
Ecco la mia risposta al Turco che mi ha mandato la lettera arabica per avvertirmi della fede cristiana che io per misericordia di Dio professo, voltata insieme con la sua lettera in Italiano, che ambedue mando a Vostra Reverenza, accioché intenda l'una e l'altra; procurò egli di saper qual fede sta nell'interno del mio cuore, io secondo quello che regna per grazia del Signore in me la ho spiegato, accioché non solamente lui sappia questo tesoro celeste della Santa Fede, che il pietoso Signore mise dentro il mio cuore, ma tutto il mondo, tutto il cielo e anche tutto l’inferno voglio, che lo sappia per maggior gloria del mio sommo bene Dio; quell’anima cieca e infelice, che mi mandò la detta lettera, scrisse verso il fine d’essa certi versi arabici, parlando contra la mia bramata cristiana fede, ma io secondo quello che Dio mise nella mia mente ho procurato di mandarlo scritto nella mia risposta, come Vostra Reverenza vedrà nella copia Italiana che mando per lei: piacesse a Dio che lui intendesse per mezzo di quella la verità ben conosciuta e la falsità di quella sua maledetta legge diabolica. Desidero di sapere se Vostra Reverenza ha avuto una sua scritta in italiano, la quale dice che mandò insieme con l’arabica; e per mezzo di chi ha avuto tal lettera e dove si trova il detto Turco, perché nella sua non dice da onde fu mandata, né io ho conosciuto mai tal persona. Circa poi quello che più importa della salute delle anime, do nuova a Vostra Reverenza, che domani giorno della natività della gran madre di Dio, si farà il battesimo dei Turchi in tre chiese, nella nostra del collegio, in San Luca e in Sant'Agostino, perché ognuno vuol far tal funzione nella sua propria chiesa e io per contentar tutti do volentieri la licenza ai miei Turchi catecumeni che si battezzino in altro luogo, secondo il gusto di chi procura di averli; questa volta fra tutte tre chiese, credo che saranno battezzate dodici persone e il numero di tutti, fin ora abbiamo per grazia del Signore cinquantacinque convertiti; e perché la maggior parte di questi Signori di Genova stanno fuori nelle ville, non ho potuto tirare quanto desidero, mentre gli schiavi stanno anche loro fuori con i padroni; spero, però, nella gran bontà di Dio, che in questo inverno avrò da far molto con essi, mentre procurerò con la grazia di Dio di mandar a malora la Setta Maomettana per maggior onore e gloria di Dio. Vostra Reverenza mi faccia grazia di procurar per me una benedizione dal nostro Padre Generale, perché per mezzo d’essa spero d’aver ogni bene spirituale che desidero. Riverisco caramente il Padre Ottolini, Padre ministro, Padre Costanzo, Padre Spinola, Padre Sesti, Padre Goti; e un saluto particolare al Padre Giogli cesare cento fiorini, come anche a tutti i mie fratelli retorici e novizi, con tutti l’altri di codesta Sacra Casa; e alle sante orazioni di tutti mi raccomando.
Genova 7 di settembre 1664.
Umilissimo servo e indegnissimo in Cristo figlio
Baldassare Loyola Mandes.
Al Padre Domenico Brunacci
Il Padre Rettore del noviziato di Genova ha voluto che si prendesse nel suo noviziato la nostra devozione della Madonna dei fioretti, l’altro ieri m’invito d’andar alla vigna con i novizi, ai quali manifestai e insegnai la detta devozione; e già da tutti è abbracciata e sarà cominciata a praticarsi nella festa della sua Sacra Natività[1].
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Genova 7 Settembre 1664[2].