Possibili motivi per cui Juan de Ávila non entrò nella Compagnia di Gesù

Nonostante le aspettative e i suoi stretti rapporti con la Compagnia di Gesù, il Maestro Ávila non ne divenne mai un membro. Ci sono diverse ipotesi sul perché Ávila non si unì all'ordine:

  • la sua salute precaria a partire dai primi anni '50 del Cinquecento;
  • la potenziale difficoltà per i conversos di entrare nella Compagnia (nel suo caso era un ebreo convertito al cattolicesimo);
  • dal 1555 al 1560 la caduta di prestigio di Francisco de Borja, Commissario della Compagnia nella Spagna e nelle Indie occidentali e suo grande estimatore: venne sospettato di eresia dall’Inquisizione, fu calunniato, cadde in disgrazia presso Filippo II, e soffrì per i comportamenti indegni di alcuni familiari;
  • la nomina di Bartolomé Bustamante a provinciale dell'Andalusia nel 1555.

La nostra ricostruzione è la seguente. Il 1554 sembra essere l'anno in cui si riteneva imminente il suo ingresso nella Compagnia. Infatti, il 12 maggio 1554, in occasione della conclusione del processo di fondazione del Collegio di Córdoba, si radunarono vari membri dell'ordine: in quel contesto è attestato che il provinciale Miguel de Torres aveva la speranza che il maestro Ávila entrasse presto tra i Gesuiti e il padre Jerónimo Nadal, commissario di Ignacio per promulgare le Costituzioni nella Penisola Iberica e massima autorità gesuitica presente all'evento, aveva autorizzato la sua ammissione prima di ripartire per l'Italia. La Compagnia di Gesù, dunque, non pose alcun ostacolo all'ingresso del Maestro Ávila e, anzi, lo desiderava vivamente. Questo accadeva nonostante egli avesse subito un processo inquisitorio dal 1531 al 1533, dal quale era stato completamente prosciolto.
Sembra, dunque, che il 1555 segni un passo indietro nella volontà del Maestro Ávila di entrare nella Compagnia, probabilmente vista la situazione tragica di Francisco de Borja, il cambiamento di superiori della Compagnia e soprattutto temendo di attirare ulteriori sospetti dell’Inquisizione su di sé e sui Gesuiti di Andalusia.
Tuttavia, dal 1550 al 1560, una trentina di suoi discepoli entrarono nella Compagnia di Gesù, tra cui diversi conversos. Probabilmente Ávila riteneva che la loro scelta passasse più inosservata della propria. Prima del 1555, Francisco de Borja aveva svolto un ruolo fondamentale di mediazione per l'ingresso dei discepoli di Juan de Ávila nella Compagnia di Gesù. La sua influenza era stata decisiva nel favorirne l'accoglienza, nonostante le reticenze di alcuni membri della Compagnia e il peso dello statuto di limpieza de sangre. L'ambiente ecclesiale e sociale era carico di diffidenza e timori verso tali nuovi cristiani. Di fatto, alcuni dei discepoli di Juan de Ávila entrati nell'ordine furono sottoposti a indagini inquisitoriali. In Andalusia, il forte legame tra gli avilisti e i gesuiti contribuì ad alimentare sospetti anche nei confronti di alcuni membri della Compagnia, ritenuti vicini ai conversos e agli alumbrados. Il clima di sospetto perdurò sia durante la vita del Maestro che dopo la sua morte.

Anche se non entrò a far parte dell'ordine, i contatti di Juan de Ávila con i Gesuiti rimasero molto stretti fino alla sua morte. Il rapporto fu particolarmente proficuo e quotidiano nella sua ultima residenza a Montilla. La sua figura rimase così strettamente associata all'ordine che egli scelse la chiesa della Compagnia a Montilla come luogo per la sua sepoltura.

Bibliografia

María Amparo López Arandia, ¿Caminos Encontrados? Juan de Ávila y la Compañía de Jesús, in María Dolores Rincón González – Raúl Manchón Gómez (ed.), El maestro Juan de Ávila (1500?-1569). Un exponente del humanismo reformista, Madrid, Fundación Universitaria Española-Universidad Pontificia De Salamanca, 2014, 567-591.

Wenceslao Soto Artuñedo, San Juan de Ávila y la Compañía de Jesús. La fundación del colegio de Córdoba, in Vida y obra de San Juan de Ávila, Córdoba, Almuzara, 2021, 117-153.