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Molto Reverendo in Xto Padre


P. C.
Padre mio, non ego sed gratia Dei meum. Poi che veggo cotidianamente et evidentemente il braccio onnipotente di Dio, ch'opera per mezzo d'un suo per tanti anni nemico: misericordias Domini in eternum cantabo. Sappia V. R. che mi trovo attonito, confuso et sbalortdito in quanto vedo in questa città perche sono venuto ad essa per un mero mutivo d'obedienza ad effetto di procurar la salute di tanti Mahomettani, che in essa si trovano il benigno Signore ce nono senza mistero celato illuminò il nostro Padre Generale à farmi trasferir da Genova, hà voluto far veder à tutti che di più precendeva di me ancorche sono così un debolissimo et inhabile instromento. Dico donque che arrivato à questa città, diedi principio alle fatighe nella salute delli mahomettani, mà perche veddi come scrissi prima à V. R. la scarsezza de'schiavi che venivano alla congregatione distenata per loro in questo Collegio napolitano, diterminai, non senza qualche impulso divino di far la fontione in chiesa publcamente ogni festa comandata alla quale non solamente vengono granssimo numero di Turchi, mà anche christiani senza fine. Hieri particolarmente che fu giorno dell'Ascentione del Signore furono portati in chiesa quasi tutti i banchi che si trovano in collegio per far sedere la gente