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ritornate poi à loro casa mi mandarono il Pranzo al Collegio non di povero religioso come sono io, mà non credo che si possa far di più ad un gran Principe di Stato, aggiunse poi la Serenissima Madama alle vivande un regalo tutto di cose di divotione fra le quali vi sono circa trecento figure in circa alcune di carta pecora, altre in colla di pesce, altre lavorate di seta chimata orsoline, et altre sono fatte à punta d'ago in drappo di seta e di puì vi sono alcune pezze di crestallo di monte lavorate di varie figure con una corona assai grande del medesimo cressello. Tutto il presente favor delle vivande è stato stimato il valore di centro scudi romani. Dopo pranzo poi la Madama mandò una corozza à prendermi in casa sua, arrivato che fui mi trettene con lei ragionando di cose spirituali in circa un'hora di tempo, non posso spiegar la gran tenerezza di questa Signora all'hora e delle lode che diede à Dio, che mi illuminò alla fine mi pregò pipu volte per amor di Dio, che io le scrivissi dovunque mi trovassi dicendomi ch'il maggio favore che le potessi fare sarà il scriverle. Nel liecenciarmi da lei mi fece sapere che non dovessi prender pensiero ne di cavalli ne d'altro per il mio viaggio, e la mattina seguente mandò al Colleggio nostro una Carozza a sei la quale mi portò sino à Piacenza. Tutto questo lo ricevei dalle mani di Dio, il quale hà voluto confundermi nel veder la pietà christiana verso di me suo indegnissimo servo. Mà per maggior mia confusione mi fece veder quanto bene fà per me suo debole stromento, che non posso spiegar il fuoco che si attacco in tutti i Colleggi nostri in torno il zelo della salute dell'anime particolarmente nella gioventù, che molti fecero quasi voto di cercar per ogni via l'andar all'Indie, e perche non bastava il tempo di giorno per parlare, prenderono la licenza dei superiori star ragionando meco