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Naples,[

1606]. Un rel�gieux C�lest�n � Bellarmin. 562

/

111^^ et

Sig^^.

Gi� che

Signore per sua gratia ci h� dato V.S.111^^ per

protettore, la cui bont�, integrit� e religione � nota � tutto il

mondo, speramo sotto la sua protettione e governo esser proviste

^*nelle nostre necessit�, particolarmente queste povero monasterio

di Napoli col favore suo levarsi da un duro et insopportabile gio

go e tirrannide in che si ritrova per esser governato dal P.Maestro

Tomaso di Chieti, abbate hora sono tredici anni continui, e sar�

in vita se Dio e V.S.111^^ non ci rimedia. Quale non da padre, m�

da tirano si porta con gli monaci. Sapr� V.S.Ill"^ che in questo

tempo h� maneggiato oltre l'entrate del monasterio ordinarie da

vinte mila ducati dateli dalla religione per fabriche, e pochi n'

appaiono in essere, si che sarebbe grandissimo utile della religio

ne revederli questi conti, acci� il monasterio non fusse defrauda-

^^^to, e si facesse qual beneficio per il quale si sono sposseduti

tant'altri monasterii. Egli di pi� da sei anni in qua s'h� tenuto

il posesso d'una massaria comprata dal monasterio i cui frutti se

l'h� appropriato � se facendola insino chiamare massariola sua, et

tuttavia siegue nell'istesso stile dove appena i poveri monaci pos-

0^^ sono andare � diporto. Tratta malissimo li monaci si nel vitto co

me nel procedere infiorandoli, in guisa che par piu tosto comenda-

tore di quel luogo che ministro, e i monaci servi, che figlioli.

Non va mai all'ofiitio ne di giorno ne di notte, et tiene quattro

appartementi per se nel monasterio, ne v� mai alla mensa commune

^ ^ ^ e t si spende pi� per la bocca sua sola che per tutti li padri com'

appare nel libro giornale del spenditore, con tutto che quel mona

sterio babbi quattro mila ducati d'entrata. Et qual che pi� impor

ta, non f� sodisfare gl'oblighi della chiesa, si che essendone og

ni giorno nella nostra chiesa obligo almeno di quindici messe, non

se ne dicono ne'anco dieci, et quelle tutte vanno all'altare pri

vilegiato, l'elemosine delle quali se le piglia il sacristano, fa-