Ill.mo e R.mo Signore[1]
L'Ill.mo Signor Card.le di Joyosa m'ha accennato che era stato riferito a V.S. ill.ma ch'io aveva sparlato dei suoi libri, e detto che sarebbe stato bene per la chiesa d'Iddio che non fossero stati stampati, perchè in essi si proponevano gli argomenti degli eretici, e non si rispondeva sufficientemente. La quale orribile e diabolica calunnia m'ha tanto più percosso l'animo di stupore e di meraviglia, che non solamente io non l'ho mai ne detto ne pensato, anzi al contrario ho sempre fatto professione di stimarli e riverirli soprattutto quel che è stato scritto nella difesa della chiesa da mille anni in qua. Di questo ne ho per consolazione mia segreta, la testimonianza della mia coscienza e quella d'Iddio stesso, il quale prego che mi confonda s'io ho mai proferito cosa tale: e per giustificazione pubblica ne ho le mie azioni.
Fra le quali io ne rappresenterò a V.S.Ill.ma più che bastanti per convincere la falsità di questa satanica impostura. La prima è che tanto se ne manca che questo possa esser vero, ch'io all'opposto per l'utilità che io giudicavo risultare agli eretici dalla lettura delle sue opere, io le ho fatte tradurre questi anni ultimi in lingua francisca per un mio segretario e cantore della chiesa mia, domandato il S.re di Chatillon, acciò che tutti i nostri eretici le potessero legger, e massimamente quelli che non sanno la lingua latina, comandandogli espressamente e con gran cura, anzi sotto pena di disobbedienza di farlo, e obbligandolo di stare a questo fine parecchi mesi, anzi anni, nel mio vescovato e appresso di me: e oltre a ciò chiamando un stampatore a casa mia per stamparle alle mie spese. E questo lo sa l'Ill.mo Sig.r Car.le di
Joyosa, il quale ha veduto in Francia la detta traduzione fatta ad istanza mia e per mio comandamento. Et V.S. Ill.ma se può ricordare delle lettere che gli scrisse in Chatillon a sollecitazione mia, per ottener da lei licenza di pubblicar la soprad.a versione.
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- ↑ Trascritta integralmente in Della Vita di Roberto Cardinal Bellarmino Arcivescovo di Capua della Compagnia di Gesù scritta dal Padre Daniello Bartoli della medessima Compagnia, Roma, 1678, pp. 99-101.