Rome, 28 Septembre 1602
Aquaviva � Bellarmin.
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111^^ et
S�g^^ m�o in X� oss�.
Il F. Simon Franco se ne verr� quanto prima � servire V. S.
Ilima et gi� h� avviso da Loreto che si partiva; il tempo di res
tarsene costi � servirla,non deve bavere altra lim�tat�one che la
^ volont� d� lei.
Quanto al Collegio che V. S. 111^^ desidera in cotesta citt�,
mi perdoni se non h� risposto cosi subito, che trovai la lettera
qui in Roma, ritornato da Tivoli, et non haviamo potuto consultare
pienamente e pigliar risolutione, se non sappiamo che numero di
gente pensa V. S. 111^^ c he si potr� mantenere; ella s� le diffi
colt� dell! nuovi colleg�i, et che hanno ad essere seminarli. Di
servigio alla citt� ben credo che sarebbe, particolarmente per edu-
catione della giovent�, ma in che, e quanto fusse utile alla Com
pagnia volentieri sentirei il giud�t�o di lei che s� tanto bene le
cose nostre.
Dell'haver appresso d� se del continuo un Padre con un fratel
lo V.S.111^^ s� il Decreto; et io credo che non sarebbe senza in
conveniente per l� particolari,e per la Comp^^ ma essendoci spesso
alcuno con titulo di Missione si potr� andar tirando inanzi, e ser-
virla, se non com'ella merit�, e noi desideriamo, almeno come sar�
possibile.
Degli Affor�sm� di S� io havevo,� punto, il medesimo senso,
e per le medesime ragioni che h� V.S.111^^^ e cosi tutto che la
censura del Sig^ Card.d� S^^ Cecilia non contenesse pi� che 12 o
14 lochi, e dell'emendat�one di questi si contentavano, io l'h�
fatto riveder tutto e se ne emendaranno molt'Htri, � non communi,
� oscuri.
[ Epp.Gen.Nmap. 1602=1605. f. 171 di mano di N. P. ]