User:Martín M. Morales/Sandbox
Nel XVI secolo, l'intento essenziale della storia è quello di educare moralmente, 49 e questo si ottiene imitando lo stile degli storici latini. Per svolgere il suo ruolo di maestra di vita doveva riuscire a deliziare i suoi lettori, e per deliziarli doveva scrivere con eloquenza. Di conseguenza, la storia è governata dal codice persuasione/non persuasione, e non considera il problema della verità nel suo senso moderno, poiché per loro è vero ciò che è morale. L'unico che può far uscire dall'oblio le azioni virtuose e le azioni viziose è l'esperto di retorica. Tutto ciò che in queste storie può sembrare la spiegazione "causale" dei fatti è irrilevante. Perché il retorico subordina allo scientifico; la verità fattuale ha importanza solo se è subordinata alla rettitudine morale. La realtà della storia retorica è normativa. Frances Yates caratterizza la storia retorica in questo modo: Cos'è la vera storia? Perché scriviamo o leggiamo la storia? Gli umanisti del Rinascimento avevano una risposta sicura a queste domande. La "vera storia" era la storia scritta a imitazione degli storici classici, in particolare Cesare, Sallustio e Livio, con scene di battaglia accuratamente costruite e lunghi discorsi immaginari messi in bocca ai personaggi storici. Il suo obiettivo era etico: imparare dagli "esempi" dei personaggi storici come evitare il vizio e seguire la virtù, come condurre una vita morale. L'accuratezza fattuale, l'uso di fonti documentali, l'analisi delle connessioni causali tra gli eventi, tutto questo erano cose sussidiarie dell'obiettivo principale di una "storia vera": insegnare l'etica attraverso "esempi".
Frances A. Yates, Ensayos reunidos JI. Renacimiento y Reforma: la contribución italiana, p. 163.
Las buenas órdenes eran aquellas que más se acercaban a los dictámenes de la Iglesia, así como la buena poesía era la que rechazaba toda forma de placer para acercarse a la austeridad e ieraticidad de los textos sagrados, así como lo recordaba Possevino. El sentido de utilidad se imponía, en un siglo de grandes cambios y en una nueva sistematización, a la delectatio. El prevalecer de la utilidad por sobre la delectación, se afirmó en el arte, en la poética y en la historiografía.
Con esta supremacía se invertía el orden aristotélico. Así afirmó P. Pirani (Dodici capi pertinente all’Arte Historica del Mascardi con nuove dichiarationi, Venezia 1646, 87): “de esta manera la historia tiene que vencer por antigüedad de tiempo y de origen, y como dicen, de causalidad, a la poesía” en la que el delectare es preeminente.
Antes que Pirani, Salviati había declarado: “El poema nos conmueve más que la historia, pero la conmoción termina con la lectura. La historia, por el contrario, no nos eleva tanto como la poesía, pero nos deja persuadidos, cosa que con el poema no sucede” (L. Salviati (1540-1589) Il Lasca: dialogo; cruscata, over paradosso di Manozzo Rigogoli, nel quale si mostra, che non importa, che la storia sia vera. Firenze 1606 (1584), p. 19). La delectatio poética se pondrá al servicio de la utilitas de la historia.
Pietro Sforza Pallavicino autor de la Storia del Concilio di Trento (1656-1657): “La historia, teniendo como fin la enseñanza y no el entretenimiento, es más excelente por el argumento cuando los sucesos que narra son más relevantes al saber, no cuando son más vistosos para ser pintados”. Como Strada rechazaba la pura delectatio y proponía una historia por modelos, por exempla. La más sublime entre todas las cosas humanas es la religión por la cual tratamos con el Cielo, nos ganamos el Cielo. Por eso los relatos que tienen la religión por materia, están por sobre los demás en cuanto a la materia, cuanto el Cielo está sobre la tierra (Storia del Concilio, p.1). La historia sagrada tendrá un valor preeminente.
OBRAS. Considerazione sopra l'arte dello stile (Roma, 1646). Vindicationes Societatis Iesu... (Roma, 1649). Assertiones theologicae 8 v. (Roma, 1649-1652). Disputationes in primam secundae D. Thomae (Lyón, 1653). Istoria del Concilio di Trento 2 v. (Roma, 1656-1657). Lettere dettate dal Card. Sforza Pallavicino di gloriosa memoria, ed. G. Galli Pavarelli (Roma, 1668). Della vita di Alessandro VII 2 v. (Prato, 1839-1840). Pensieri e profili, ed. M. Ziino (Nápoles, 1927). FUENTES. ARSI: Opp. NN. 270-278. BIBLIOGRAFÍA. Affò, I., Vita del Cardinal Sforza Pallavicino (Roma, 1845). Asor Rosa, A., La cultura della Controriforma (Bari, 1974) 126-136. Costanzo, M., "Note sulla poetica del Pallavicino", Giornale Storico della Letteratura Italiana 86 (1959) 517-555. Croce, F., "Sforza Pallavicino" en su Tre momenti del barocco letterario italiano (Florencia, 1966) 161-220. Jedin, H., Der Quellenapparat der Konzilsgeschichte Pallavicinos. Das Papsttum und die Widerlegung Sarpis im Lichte neuerschlossener Archivalien (Roma, 1940). Id., Das Konzil von Trient: Ein Überblick über die Erforschung seiner Geschichte (Roma, 1949) 95-118. Koch 1362-1363. Macchia, I., Relazioni fra il padre gesuita Sforza Pallavicino con Fabio Chigi (Pontefice Alessandro VII) (Turín, 1907). Pallavicino Mossi, L., Sforza Pallavicino (1607-1667) (Bolonia, 1933). Petronio, G., Dizionario enciclopedico della letteratura italiana 5 v. (Bari, 1966-1968) 4:225-226. Polgár 3/2:615-617. Raimondi, E., Trattatisti e narratori del Seicento (Nápoles, 1960) 191-262. Sommervogel 6:120-143. Verbo 14:1155. DTC 11:1831-1834. EC 9:643-646. EF 4:1294-1295. EI 26:125-126. LTK 8:6-7. NCE 10:928.
La economía, la ciencia y la técnica definen hoy la problemática mundial. Pero la economía, la ciencia y la técnica descansan hoy sobre un estilo cognitivo de expectativas. En consecuencia, absorberán los riesgos de la frustración de expectativas no a través de la persistencia que es propia de la institucionalización de las expectativas normativas, sino a través de estrategias de aprendizaje. Las expectativas cognitivas son más difíciles de institucionalizar porque no implican a priori cómo el sujeto ha de modificar su estrategia en caso de su frustración. Exigen la presencia de abundantes recursos y posibilidades de sustitución. Pero los recursos disponibles en mercados, organización, teorías, modelos y planes, facilitan una orientación de estilo cognitivo.¿ Va a suceder así? Luhmann no lo asegura, pero afirma que la función cognitiva exigiría una mayor diferenciación y especialización de los sistemas". Loe. cit.
Il termine valorizzazione, proprio della comunicazione in ambito economico e posteriormente applicato ai così denominati "beni culturali", è stato definito da Charles Gide come: "hausse factice dans la valeur marchande d'une denrée provoquée au moyen de manœuvres économiques"[1]. In questo senso la valorizzazione è vista come il risultato di un'operazione fittizia destinata a dare valore a una merce che, per la sua scarsità provocata, aumenta il suo prezzo. La introduzione del termine nell'ambito dei "beni culturali" sta a indicare il desiderio di dare un nuovo valore a un determinato oggetto. Anche in questo caso si dovrebbe parlare di un'operazione costruita intorno al determinato oggetto. Se in un momento dato si decide di valorizzare qualcosa è perché in precedenza si era deprezzato. Il valore non è pertanto presente nella cosa in sé ma nell'osservazione che si compie su di essa. Allo storico può interessare quest'alternanza valutativa in quanto indicatore di mutamenti o di possibili evoluzioni sociali.