Conservation
Ars faciendi
Nell'archivio spesso ci si confronta con una serie di compiti per i quali si pensa di non essere all'altezza: produzione di informazione attraverso inventari e cataloghi che richiedono una permanente attualizzazione, gestire piani di emergenza, portare avanti la conservazione ordinaria e organizzare gli interventi di restauro, orientare il ricercatore, ecc. Queste sono alcune delle incombenze innanzi alle quali le risorse umane ed economiche potrebbero apparire scarse.
Questo quotidiano segnato da una intensa operosità e da una scarsità di mezzi si presta ad essere pensato come un luogo ambivalente: luogo dell’abitudinarietà, dell’alienazione, degli automatismi o delle frustrazioni, ma che può essere, forse, lo spazio per la costruzione del senso, luogo dell’invenzione dove trovare la possibilità di praticare una certa dis-automatizzazione e pertanto opportunità per generare saperi. L'archivio diventa così uno spazio per riflettere sulle proprie pratiche, per elaborare un ars faciendi, una specie di scienza tattica[1].
L'ars, seguendo la definizione latina del Lexicon Totius Latinitatis di E. Forcellini, è una scienza in senso stretto, ovvero, i precetti astratti delle arti stesse, che chiamiamo con la parola greca θεωρίας; e quindi un precetto, che dà un modo preciso e una ragione per fare qualcosa.
La problematizazione del fare, spesso si è rivelata, come si vedrà a continuazione con alcuni esempi, l'occasione per trasformare in opportunità ciò che, in un primo momento, si era presentato come limite.
Conservazione preventiva
La conservazione preventiva è frutto di una rinnovata e costante attenzione.
Abbiamo scelto una marca molto particolare per la nostra pagina web e per il laboratorio: cerchiamo di seguire il suo monito nel nostro lavoro quotidiano.
La marca dello stampatore Bischoff è una gru, con una zampa affera una pietra, con l'altra poggia su un pastorale. Già evocata da Plinio nella Naturalis historia: Di notte hanno delle guardie che tengono tra gli artigli una piccola pietra che, addormentandosi, si libera e cade, tradendo la loro incuria; gli altri dormono con la testa sotto le ali e alternativamente ritti su una gamba e sull'altra...(X,30,59). Antico simbolo della vigilanza ecclesiastica o politica, nel caso di Bischoff potrebbe aggiungersi la diligenza tecnica e filologica del suo proprio mestiere. Un motto accompagna l’immagine: Tes epimeleias doula panta ginetai, sentenza che potrebbe essere tradotta con: “Ogni cosa è sottomessa alla legge dell’attenzione”.
Alonso de Salazar, presenta a Ignacio de Loyola come gru vegliante[2], puso en relación la grulla vigilante con el fundador de la Compañía de Jesús. Ignacio, herido por la piedra disparada por un falconete durante la defensa de Pamplona, es grulla veladora, aquella piedra fue la ocasión de su conversión, de su despertar y la que lo tiene siempre en vela. [Salazar, A. de Fiestas que hizo el insigne Collegio de la Compañía de Iesus de Salamanca, a la beatificacion del glorioso Patriarcha S. Ignacio de Loyola. Salamanca, Artús Taberniel, 1610].
Controllo ambientale
Da oltre 10 anni abbiamo installato in archivio dei sensori per il rilevamento ambientale. In un deposito di manoscritti i paramentri dovrebbero mantenersi tra i 18° e 20° di temperatura e intorno al 50% di umidità. La difficoltà nel mantenere un buon ambiente di conservazione risiede nella gestione di impianti e deumidificatori che non sempre producono gli stessi effetti in tutti i punti del deposito (in alto fa più caldo, negli angoli c'è maggiore umidità ecc) e dalla collocazione dei materiali nei compactus dove è difficile l'areazione. Il sistema installato consente il rilevamento in grafici per la valutazione delle variazioni che dovrebbero essere minime per non provocare pericolosi innalzamenti di umidità con la possibilità che, in brevissimo tempo, si formino muffe.
Collocazione del materiale
Il deposito, durante quasi un secolo, ha subito diversi spostamenti. L'attuale magazzino (2005) presentava una situazione ambientale al di fuori dei livelli accettabili per la conservazione del materiale. A partire dal 2007, e per tutto un anno, si sono registrati quotidianamente i valori di temperatura e umidità relativa. Nel 2008 si è riusciti a ottenere un livello accettabile di temperatura (20°/21°) e di umidità (45%/50%), compensando l'originario sistema di areazione con la presenza di deumidificatori.
Tutto il materiale si trova collocato nelle scaffalature mobili spesso presentate come la soluzione ideale per chi voglia guadagnare spazio. Tale criterio è quanto meno discutibile per un magazzino di conservazione dove tendenzialmente non è prevista una crescita significativa. Del resto la stessa bibliografia recente documenta una serie di problemi collegabili alla conservazione dei materiali documentari in scaffalature di questo tipo: la mancanza di areazione e la creazione di un microclima difficilmente controllabile negli scaffali chiusi, la proliferazione di alcune tipologie di fungo, quali l’Eurotium halophilicum[3], lo scivolamento sui palchetti in metallo dovuto alla movimentazione del compact sul binario e il possibile schiacciamento di volumi caduti.
Per ovviare a queste problematiche stiamo ricollocando tutto il materiale con l'aggiunta di un tappetino di plastazote (materiale inerte e non freddo come il metallo che provoca condensa) girando lo scaffale per avere un bordo: queste due piccole accortezze impediscono lo scivolamento e la caduta.
Per l'areazione tra gli scaffali questi vengono movimentati quotidianamente, lasciando uno spazio di circa 10 cm tra una struttura e l'altra per consentire almeno un minimo ricircolo d'aria.
Poiché la movimentazione e l’apertura dei compact comporta, ovviamente, un deposito maggiore di polvere, si prevede una pulizia approfondita del deposito una volta al mese e una depolveratura dei codici una volta l’anno. Infine alcuni materiali sono stati collocati sul palchetto o in cassettiera in senso orizzontale per evitare deformazioni di carta e pergamena.
Rilevamento dello stato di conservazione
Lo stato di conservazione dei documenti viene rilevato contestualmente all'attività di catalogazione estesa dei manoscritti e ad ogni richiesta di consultazione da parte dei ricercatori che non potranno visionare i volumi in precarie condizioni. I danni che si riscontrano nella gran parte dei documenti sono relativi agli inchiostri metallo gallici che a causa dell'acidità provocano imbrunimenti (talora severi con compromissione della leggibilità) e rotture del supporto. Oltre a questa piaga che colpisce circa il 45% dei documenti, si registrano molto spesso danni alle legature (rotture, distacchi della cucitura, macchie) e alle carte (rotture lungo i tagli, lacune, macchie di umidità o da altra origine). Attualmente i manoscritti accompagnati da scheda di conservazione sono il 12% del totale.
Analisi scientifica e ricerca
Prima di qualsiasi intervento l'attenzione dei nostri restauratori è indirizzata ad un'attenta analisi diagnostica. Oltre ad alcune strumentazioni in dotazione dell'APUG (lampada di Wood, lettore di filigrane, microscopio DinoLite) ci rivolgiamo al CREF (Settore beni culturali del Centro Ricerche Enrico Fermi di Roma) per alcuni progetti speciali. La diagnostica è relativa a:
- analisi spettroscopia infrarossa in trasformata di Fourier (FTIR) che permette di verificare la presenza di agenti di contaminazione tramite analisi non distruttiva;
- analisi integrate di fluorescenza a raggi X (ED-XRF), tecnica non distruttiva che permette di conoscere la composizione elementare di un campione attraverso lo studio della radiazione di fluorescenza X.
Le analisi vengono condotte sia per verificare i componenti materiali (carta, inchiostro, colle, macchie, ecc.) dei manoscritti sia per verificare gli effetti dei restauri in particolare quando vengono effettuati interventi di deacidificazione.
Trattamenti
I manoscritti per i quali viene realizzato un restauro sono pochissimi, poiché ci si deve avvalere di finanziamenti esterni. Crediamo che preservare il documento originale sia comunque l'unica strada per consegnare alle future generazioni questa eredità materiale, pertanto sia la consultazione che la digitalizzazione vengono consentite esclusivamente quando il documento si trova in uno stato consono.
Gli interventi che si realizzano nel nostro laboratorio sono:
- Spolveratura e pulitura a secco
- Lavaggio delle carte
- Deacidificazione. Negli ultimi due anni stiamo sperimentando, con la consulenza dell'equipe fiorentina del Dott. Baglioni, l'utilizzo di nanoparticelle.
- Collatura con metilcellulosa e/o velatura con velo giapponese
- Risarcimento delle lacune
- Cucitura del corpo libro
- Restauro della coperta
- Cartelle e scatole conservative
Bibliografia
- Cesare Brandi, Il restauro. Teoria e pratica, a cura di Michele Cordaro, Roma, Editori Riuniti, I ed. 1994, II ed. 2005
- Walter Benjamin, Il carattere distruttivo. L’orrore del quotidiano. Mimesi, 1995
- Jean Baudrillard, Le Système des objets : la consommation des signes, Paris, éd. Gallimard, 1968
- Michel de Certeau, Invention du Quotidien tome 1 : Arts de faire Gallimard, 1990
- Michel de Certeau, « Le mythe des origines », in La faiblesse de croire, Paris, Seuil, 1987.
- François Hartog, Régimes d’historicité. Présentisme et expériences du temps. Paris, Seuil, 2003
- Remo Bodei, La vita delle cose. Laterza, 2011
- Salvador Muñoz Viñas, Teoría contemporánea de la restauración. Sintesis, 2004
- Margaret Holben Ellis, Historical Perspectives in the Conservation of Works of Art on Paper (Readings in Conservation). Getty Conservation Institute, 2015
- Rossana Lista, Proprietà e improprietà della conservazione e della restaurazione. First seminar: Lucubrationes diurne. APUG, Rome, September 30, 2022.
- ↑ L'espressione è di Michel de Certeau in La culture au pluriel, Editions du Seuil, 1974
- ↑ Salazar, A. de; Fiestas que hizo el insigne Collegio de la Compañía de Iesus de Salamanca, a la beatificacion del glorioso Patriarcha S. Ignacio de Loyola. Salamanca, Artús Taberniel, 1610.
- ↑ Fungal biodeterioration of historical library materials stored in Compactus movables shelves, in “International Biodeterioration & Biodegradation”, 75 (2012), p. 83-88.