Molto Ill.re Signor Nipote, Se bene la morte cosi presta et immatura di Roberto, suo figliolo, da un canto ci deve recare molta allegrezza, essendo transferito alle sedie de beati, senza periculo d'inferno ne di purgatorio: nondimeno alli proprii genitori non può essere che non apporti qualche sentimento et dolore. Et cosi io ho compassione à V.S. et alla sua consorte, et prego Iddio che li con soli con mantenergli sani quelli che restano, et arrichirla di nuovi proli, quando il tempo lo richiederà. Confesso bene che io nelle morti de figlioli di mio fratello, sempre sentii molta allegrezza, et nessuna sorte di dolore, essendo certo che tutti erano arrivati alle sedie de beati, dove che io havendo stentato in mondo circa settanta nove anni, ancora non sono sicuro del bene, che hanno cosi presto guadagnato questi nostri pargoletti. Il medesimo dico di questo nuovo cittadino del paradiso, cio è, che io non potrei, ancor che volesse forzarmi, spargere alcune goccie di lagrime di dolore, ma solo lacrime dolci d'allegrezza.
Quanto poi alli miei nipoti, ho tornato ad svisarli et incaricargli, che conservino una vera amicitia et parentela con honorare et servire à V.S. et al Signor Marcello, come sono obligati, et come sanno che io sommamente desidero. Voglio sperare che mi obediranno, come mi hanno promesso. Et con questo fine saluto caramente V.S. et la sua consorte. Di Roma, li 10 di Ottobre 1620.
Di V.S. molto ill.re
aff.mo per servirla
Il Card.le Bellarmino.
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Al molto ill.re Sig.re Nipote, il Signor Francesco Maria Cerv.
Montepulciano
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