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Molto ill.re Sig fratello. La settimana passata non scrissi, perchè non avevo altro da dirgli, se non che la bolla per la pieve di Valiana era spedita per il Messini senza porvi pensione alcuna; e questo dissi al mastro di casa che lo scrivesse lui che aveva da scrivere per altro.
Quando viene qua il suo vetturale, si spende tanto in viatico e mance e altre cose che domanda, che il moscatello vien pagato a tre doppi; pero ho più caro che non lo mandi, perchè con molto minore spesa lo compreremo qui in Roma; perchè, come altre volte ho scritto, siamo in troppo grande scarsezza di denari; onde io faccio vendere tutti i presenti che vengano, e se in casa ci è cosa che non si adoperi; e io porto le vesti assai spelate, anzi la sottana rossa e paonazza sono già di nove anni, cioè quelle che mi fece il Papa la prima volta. Se il mulattiere ordinario lo portava, non ci andava altra spesa che di un giulio per fiasco; ma già che questo non gli piace, non occorrerà mandar niente; e in particolare il vino bianco era superfluo, perchè qua non piace e non può comparire alla presenza del chiaretto, centola e belvedere
E' difficile cosa che la mia lettera scritta al Sig.r vicario non si pubblichi, poichè nello stesso tempo scrissi al Sig.r Guido l'ordine che avevo dato al vicario. E io vedo quello che possa nuocere, che il vicario dica al capitolo che il Sig.r Guido mi ha ricercato di un breve apostolico per obbligare il clero a quello che sono obbligati i laici, e che io ho voluto prima sapere il parer loro, e che ho giudicato meglio esortarli a fare questo per propria volontà che per comandamento del superiore, massime offrendosi il vescovo passato, oggi arcivescovo di Pisa, e il moderno a concorrere a quest'opera molto volentieri. Altro non mi occorre. Dio sia con tutta la sua casa. Di Roma li 18 di gennaio 1608.
Di V.S. fratello aff.mo.
il Card. Bellarmino.