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Rome,16 janvier 1609. Bellarmin � son frere Thomas.
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Molto illustre Sig.r fratello. Questa servirà in risposta alla sua e a quelle di mad.na Camilla, di ms. Lelio e ms. Ricciardo, perchè e io e i due segretari siamo occupatissimi. V.S. sarà contenta dire a mad.a Camilla che ho ricevuta la sua lettera; a ms.Lelio che è vero che il mastro di casa e ms. Attilio Casini si contentano che i cento scudi si paghino con la pensione del Sig.r Acursio, e però potrà attendere e provvedere all'indennità sua con i beni del padre. A ms. Ricciardo, che la sua lettera è troppo libera, e, se fosse vista da chi gli volesse male e ne svisasse li padroni, la farebbe male, e però io simili lettere le straccio, a ciò ne anco il segretario le veda. E' partito di Bertinoro per sua importunità e con poco gusto dei padroni, se bene io ho trattenuto più che ho potuto il dare al Sig.r card. Borghese la lettera, nella quale domandava licenza. Quando andò a Visse, non faceva altro che lamentarsi e che non ci poteva stare. Quando andò al Monte S.to Giovanni, officio di grande emolumento, si lamentò tanto e con me e con il segretario della consulta, che pareva fosse stato mandato a morire, e poi, quando partì, si lamentava che l'avessero levato. Di Bertinoro cominciò a lamentarsi prima di andarvi, e poi arrivato sempre venivano lettere piene di lamenti e che non vi era guadagno nessuno, e pure ha portato a casa cinquanta scudi oltre delle spese. Ora dice che il Papa mi ha mancato della parola, e che mi strapazza, perchè non gl'ha dato Cascia. Le quali cose sono false e stomachevoli dette di un principe supremo, come è il Papa, il quale mi onora piu di quello che io merito, e non mi diede mal parola di dare a ms. Ricciardo il governo di Cascia; ma solo monsignor Tonti, a chi era rimesso il memoriale, mi disse che si poteva avere Cascia; e se il suddetto avesse seguitato in quell'officio, forse si sarebbe avuta. Ma poco apresso fu fatto cardinaie e lasciò questi negozi; e il segretario della consulta a chi restò il negozio, disse che ms. Ricciardo non era buono per
 
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^^lio che vero che il mastro di casa et ms.Attilio Casini si con tentano che li cento scudi si paghino con la pensione del Sig^ Acursio, et per� potr� attendere et provddere all'indennit� sua con i beni del padre. A ms.Ricciardo,che la sua lettera troppo libe ra, et,se fusse vista da chi gli volesse male et ne svisasse li pa-
 
/^7droni, la faria male, et per� io simili lettere le straccio, � ci� ne anco il secretarlo le vegga. E' partito di Bertinoro per sua im portunit� et con poco gusto de'padroni, se bene io ho trattenuto piu che ho potuto il dare al Sig^ card.Borghese la lettera, nella quale domandava licenza. Quando and� � Visse, non faceva altro che
 
/^lamentarsi et che non ci poteva stare. Quando and� al Monte Giovanni, offitio di grande emolumento, si lament� tanto et con me et con il secretarlo della consulta, ohe pareva fusse stato manda to � morire, et poi,quando part�, si lamentava che l'havessero le vato. Di Bertinoro comincio � lamentarsi prima di andarvi, et poi arrivato sempre venivano lettere piene di lamenti et che non vi era guadagno nessuno, et pure ha portato casa cinquanta scudi ol tre delle spese. Bora dice che il Papa mi ha mancato della parola, et che mi strapazza, perche non gl'ha dato Cascia. Le quali cose sono false et stomachevole dette di un principe supremo, come il
 
^^Papa, il quale mi honora piu di quello che io merito, et non mi d diede mal parola di dare ms.Ricciardo il governo di Cascia; ma solo monsignor Tonti, a chi era rimesso il memoriale, mi disse che si poteva bavere Cascia; et se il suddetto bevesse seguitato in quell'offitio, forse si saria hauta. Ma poco apresso fu fatto cardinaie et lasci� questi negotii; et il secretarlo della consulta^^ � chi rest� il negotio, disse che ms.Ricciardo non era buono per
 

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Molto illustre Sig.r fratello. Questa servirà in risposta alla sua e a quelle di mad.na Camilla, di ms. Lelio e ms. Ricciardo, perchè e io e i due segretari siamo occupatissimi. V.S. sarà contenta dire a mad.a Camilla che ho ricevuta la sua lettera; a ms.Lelio che è vero che il mastro di casa e ms. Attilio Casini si contentano che i cento scudi si paghino con la pensione del Sig.r Acursio, e però potrà attendere e provvedere all'indennità sua con i beni del padre. A ms. Ricciardo, che la sua lettera è troppo libera, e, se fosse vista da chi gli volesse male e ne svisasse li padroni, la farebbe male, e però io simili lettere le straccio, a ciò ne anco il segretario le veda. E' partito di Bertinoro per sua importunità e con poco gusto dei padroni, se bene io ho trattenuto più che ho potuto il dare al Sig.r card. Borghese la lettera, nella quale domandava licenza. Quando andò a Visse, non faceva altro che lamentarsi e che non ci poteva stare. Quando andò al Monte S.to Giovanni, officio di grande emolumento, si lamentò tanto e con me e con il segretario della consulta, che pareva fosse stato mandato a morire, e poi, quando partì, si lamentava che l'avessero levato. Di Bertinoro cominciò a lamentarsi prima di andarvi, e poi arrivato sempre venivano lettere piene di lamenti e che non vi era guadagno nessuno, e pure ha portato a casa cinquanta scudi oltre delle spese. Ora dice che il Papa mi ha mancato della parola, e che mi strapazza, perchè non gl'ha dato Cascia. Le quali cose sono false e stomachevoli dette di un principe supremo, come è il Papa, il quale mi onora piu di quello che io merito, e non mi diede mal parola di dare a ms. Ricciardo il governo di Cascia; ma solo monsignor Tonti, a chi era rimesso il memoriale, mi disse che si poteva avere Cascia; e se il suddetto avesse seguitato in quell'officio, forse si sarebbe avuta. Ma poco apresso fu fatto cardinaie e lasciò questi negozi; e il segretario della consulta a chi restò il negozio, disse che ms. Ricciardo non era buono per
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